Nonostante il fatto che la crisi finanziaria globale sia in gran parte terminata, la disoccupazione giovanile rimane alta, con tassi di giovani senza lavoro più alti di quelli degli adulti in tutta l’Unione Europea. Tuttavia, questo problema non è passato inosservato. Molti Stati membri, in particolare quelli con i più alti tassi di disoccupazione (a volte superiori al 40%), hanno attuato riforme del lavoro per fornire un potenziale impulso all’occupazione. Tuttavia, poiché la crescita economica è rimasta lenta, le riforme hanno avuto scarso effetto e questi stessi Paesi, situati principalmente nell’Europa meridionale e orientale, continuano a lottare per trovare soluzioni per risolvere il problema.

Pur affrontando sfide simili, invece, i Paesi dell’Europa centrale e settentrionale hanno superato la tempesta molto meglio e, in alcuni casi, come in Germania, non ci sono differenze significative nei tassi di disoccupazione di giovani e adulti. In un policy paper dell’Iza, ho tentato di analizzare i fattori che hanno portato a questa mancanza di convergenza all’interno dell’Ue e ho proposto potenziali soluzioni di politica economica per superarlo. Ho sottolineato in primo luogo le richieste contraddittorie poste agli Stati membri provenienti dal trattato di Maastricht e dal trattato di Lisbona come una delle questioni chiave. E, sebbene le riforme del lavoro recentemente attuate fossero effettivamente necessarie, è necessario un passaggio alle riforme dell’istruzione per affrontare più efficacemente il problema dell’occupazione giovanile.

Superare e riformare le limitazioni del Trattato di Maastricht
A livello di base, uno dei fattori chiave della disoccupazione è la mancanza di crescita economica. Ciò è particolarmente evidente nei Paesi dell’Europa meridionale e orientale, che, ad esempio, hanno avuto difficoltà a raggiungere gli obiettivi di Europa 2020. Alla base di ciò, è il fatto che il Trattato di Maastricht e il Trattato di Lisbona, entrambi cardini dell’Ue, propongono ricette in gran parte antagoniste per la crescita. Mentre il Trattato di Maastricht segue il cosiddetto Washington consensus, una politica monetarista che suggerisce che la stabilità finanziaria è la chiave per la crescita, il Trattato di Lisbona riconosce la necessità di investimenti in infrastrutture, innovazione, sviluppo sostenibile e capitale umano. I limiti della politica monetaria europea sono evidenti. Le politiche di allentamento quantitativo (quantitative easing), ora rilanciate da Mario Draghi, e osservate negli Stati Uniti e nell’Ue (troppo aggressive nei primi, troppo poco nella seconda) hanno prodotto risultati modesti sulla crescita.

Perciò occorre riesaminare e riscrivere il trattato di Maastricht, come osservato dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e dal Ministro del Tesoro, Roberto Gualtieri. Occorre perseguire un approccio dal basso verso l’alto che consenta una maggiore flessibilità finanziaria ma riconosca l’insufficienza del completo decentramento finanziario. Allo stesso tempo, la spesa pubblica dovrebbe essere costantemente valutata e promossa per attività che favoriscono la crescita sostenibile. Infine, un rafforzamento della politica che riconosca le differenze regionali in termini di necessità di spendere di più in investimenti infrastrutturali nelle aree periferiche contribuirebbe a colmare il divario crescente tra i Paesi centrali e quelli periferici.

Il sistema d’istruzione dovrebbe corrispondere meglio ai requisiti del mondo del lavoro
Se questi aggiustamenti macroeconomici sono importanti per stimolare la crescita, le riforme microeconomiche devono essere fatte in preparazione della fase espansiva che verrà. Dopo essersi concentrati sulle riforme del lavoro negli ultimi due decenni, i governi dovrebbero ora rivolgere la propria attenzione alle riforme del sistema d’istruzione. In particolare, occorre creare migliori collegamenti tra le competenze apprese durante il percorso di istruzione e le competenze necessarie nel mondo del lavoro.

Per la maggior parte, la missione del sistema di istruzione è consistita prevalentemente nella promozione di un’istruzione generale. Invece, occorre un sistema informato al principio duale e più flessibile che fornisca sia l’istruzione generale sia la formazione pratica correlata al lavoro. Diversi sistemi d’istruzione esistenti collegano abbastanza bene istruzione e mercato del lavoro, come il sistema duale tedesco fondato sull’apprendistato, il sistema giapponese cosiddetto del Jisseki Kankei, che collega i diplomati direttamente con i datori di lavoro, e i servizi di collocamento dei Paesi anglosassoni. Un mix dei tre potrebbe essere usato come modello potenziale e adattato per soddisfare le esigenze dei diversi Paesi dell’Ue.

Conclusione
Una rielaborazione del Trattato di Maastricht, che sia reso conciliabile con i principi del Trattato di Lisbona – migliorare il livello di capitale umano e aumentare la spesa per la ricerca e lo sviluppo – insieme a una maggiore flessibilità finanziaria e fiscale, favorirà la crescita economica. Per fare ciò occorrerà un processo decisionale più energico a livello dell’Ue in termini sia di politica fiscale sia di istruzione. Pertanto, la risoluzione del problema dell’alta disoccupazione giovanile nell’Ue richiederà la promozione di politiche che promuovano meglio la crescita attraverso investimenti pubblici in infrastrutture e capitale umano, oltre a stabilire migliori collegamenti tra istruzione e mercato del lavoro.

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