Patrick Balkany andrà in carcere. La storica personalità della destra francese, in passato tra i consiglieri più stretti del presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy e tra i suoi amici intimi, è stato condannato a 4 anni dal tribunale di Parigi per frode fiscale. Balkany, fondatore del Rassemblement per la Repubblica e poi membro dell’Ump e dei Repubblicani (sono i vari nomi dei partiti neogollisti di centrodestra), è stato deputato all’Assemblea francese per un totale di 23 anni con la sola pausa nel periodo tra il 1997 e il 2002. Attualmente, dal 2001, Balkany è sindaco di Levallois-Perret, ricco comune alle porte di Parigi. Anche la moglie Isabelle che in passato fu sua assistente e ora è la vicesindaco, è stata invece condannata a tre anni senza condizionale ma nel suo caso il giudice ha stabilito che il suo stato di salute è incompatibile con il carcere (è convalescente dopo un tentativo di suicidio a maggio). Entrambi, in ogni caso, sono stati dichiarati ineleggibili per 10 anni. All’annuncio della sentenza, gli agenti si sono diretti verso il settantunenne “barone” di Levallois, per scortarlo fuori dal tribunale. Ora si trova nel penitenziario parigino della Santé, dov’è arrivato a bordo di un’auto scortata da tre poliziotti. Verrà incarcerato in un raggio della prigione destinato alle persone vulnerabili, spiegano fonti giudiziarie, precisando tuttavia che non si tratta di una zona per “vip” privilegiati. L’avvocato di Balkany, Eric Dupond-Moretti – tra i legali più noti di Francia, di origini italiane, regolarmente sotto ai riflettori dei media transalpini -, ha denunciato “un’umiliazione totalmente inutile, per noi insopportabile”, per poi annunciare il ricorso in appello. Si tratta dell’ennesimo guaio giudiziario per Balkany che ha cominciato a frequentare Procure e tribunali già dalla fine degli anni Novanta, tra processi penali e contabili.

La procura nazionale finanziaria e il fisco francese, che avevano denunciato i Balkany nel 2015, accusano la coppia di non aver pagato l’imposta patrimoniale tra il 2010 e il 2015, nonostante una ricchezza stimata in almeno 16 milioni di euro l’anno. Sono inoltre accusati di aver dichiarato introiti inferiori alla realtà, tra il 2009 e il 2014. Secondo le stime, le somme eluse al fisco ammonterebbero ad oltre 4 milioni di euro solo per quanto riguarda il loro patrimonio, una somma duramente contestata dalla difesa. La coppia Balkany è accusata anche di aver piazzato alcuni dei propri beni all’estero. Tra l’altro, i giudici francesi ipotizzavano che i Balkany avessero nascosto al fisco due ville di lusso a Pamplemousse de Saint-Martin, alle Antille, e a Marrakech, oltre ad aver dichiarato un valore minimo a un mulino di proprietà a Giverny, in Normandia. In tutto, secondo l’accusa, la coppia ha nascosto all’erario più di 13 milioni di euro. Quanto alla residenza marocchina, secondo la ricostruzione dell’inchiesta, questa fu pagata dall’uomo di affari Mohamed Al Jaber mentre quest’ultimo stava negoziando un’operazione immobiliare proprio a Levallois, la città governata da Balkany.

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