La Procura di Roma vuole “fare chiarezza” sulla catena dei soccorsi, dall’accoltellamento fino alla corsa in ospedale, a Mario Cerciello Rega, il vicebrigadiere di 35 anni ucciso la notte fra il 25 e il 26 luglio nel quartiere Prati a Roma. Lo scrive il quotidiano romano Il Tempo, secondo cui i magistrati “vogliono accertare eventuali responsabilità del 118″. “Responsabilità – si legge – che potrebbero attenuare, in estrema ratio, quelle contestate ai due giovani turisti americani finiti in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato”.

L’autopsia, infatti, avrebbe accertato che Cerciello Rega è morto per l’emorragia causata dagli 11 fendenti rifilategli dal 19enne americano Finnegan Lee Elder. Ma secondo il racconto dell’altro carabiniere intervenuto, Andrea Varriale – agli atti del gip – l’ambulanza sarebbe giunta sul posto “dopo 15 minuti” e “dopo altri 6-7 minuti è sopraggiunta un’automedica”. Solo a quel punto il militare ferito sarebbe stato trasportato al vicinissimo Ospedale Santo Spirito – distante meno di 1 km – dove è morto poco dopo. La dinamica degli eventi sarà utile anche per capire quanto era stata “protetta” l’operazione di cavallo di ritorno assegnato a Cerciello Rega e Varriale e se l’emorragia poteva essere fermata con un intervento più veloce.

Intanto, nella giornata di ieri la pm Maria Sabina Calabretta, alla presenza del procuratore facente funzioni Michele Prestipino e del procuratore aggiunto, Nunzia D’Elia, hanno ascoltato alcuni carabinieri come persone informate sui fatti. Fra loro i quattro militari fuori servizio che per primi, a piazza Belli, hanno raccolto la denuncia del presunto intermediario Sergio Brugiatelli, compreso il maresciallo Pasquale Sansone, che poi ha telefonato direttamente a Andrea Varriale per chiedergli di recarsi a Trastevere. Tra le persone ascoltate proprio Varriale.

C’è poi il tema del ricorso al Riesame. Già presentato dai legali dell’altro ragazzo arrestato, Gabriel Natale Hjort, convinti dell’estraneità dai fatti del loro assistito, almeno sul versante dell’omicidio. Stanno ancora riflettendo sul da farsi gli avvocati di Elder. “È stato bello vedere Finnegan, che sta lottando ma regge. La famiglia ha il cuore spezzato per la morte del carabiniere”, ha fatto sapere il padre Ethan attraverso i suoi legali. “Dobbiamo ottenere risposte ad alcune domande che non riteniamo vengano poste in questo momento dai media a proposito di questa indagine”, ha detto l’avvocato americano Craig Peters all’emittente statunitense Abc7news.

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