Le intercettazioni tra Luca Palamara e Riccardo Fuzio sono uno “sconcertante episodio nel quadro già molto grave emerso dagli atti dell’indagine della Procura della Repubblica di Perugia”. Per questo motivo L’ Associazione nazionale magistrati ha chiesto al procuratore generale della Cassazione di farsi da parte. E ha proposto di deferirlo ai probiviri. Nel giorno in cui al Consiglio superiore della magistratura comincia l’udienza disciplinare nei confronti di Palamara, l’Anm chiede a Fuzio di fare un passo indietro. Una vicenda che è al vaglio del ministro della giustizia Alfonso Bonafede, che ha chiesto agli uffici di analizzare la questione sotto tutti i profili.

“Quadro sconcertante, pg compia gesto di responsabilità” –“Le dettagliate notizie di stampa pubblicate ieri, riguardanti il procuratore generale presso la corte di Cassazione, fanno emergere un nuovo, sconcertante episodio nel quadro già molto grave emerso dagli atti dell’indagine della Procura della Repubblica di Perugia”, scrive in una nota la Giunta esecutiva centrale del sindacato delle toghe. Il riferimento è per le intercettazioni pubblicate ieri dal sito dell’Espresso dalle quali si evince come Fuzio abbia rivelato a Palamara dettagli dell’indagine in corso a Perugia nei suoi confronti. Palamara è accusato di corruzione: per questo motivo aveva un trojan nel telefono. Una microspia che ha registrato anche i colloqui con Fuzio, che fa parte della sua stessa corrente, Unicost. Quelle che emergono per l’Anm sono condotte “ancora più gravi in quanto riferite al titolare di un Ufficio che ha, tra le proprie prerogative, anche l’esercizio del potere disciplinare, ed è membro di diritto del Consiglio Superiore della Magistratura”. La magistratura, le istituzioni repubblicane e i cittadini – continua il sindacato delle toghe – “si attendono oggi un gesto di responsabilità, capace di separare la vicenda personale, ed il corso delle indagini, dalle istituzioni, onde preservarle da ulteriori effetti devastanti rispetto a quelli che già si sono prodotti”.  

Il deferimento ai probiviri –  Fuzio, da pg della Cassazione, è il titolare dell’azione disciplinare sugli altri magistrati. Era proprio da lui che era partita l’atto d’incolpazione per i cinque consiglieri del Csm (quattro dei quali si sono dimessi) che incontravano Palamara e i deputati del Pd Luca Lotti e Cosimo Ferri per discutere di nomine. Anche se poi lo stesso pg non aveva firmato personalmente l’atto d’incolpazione.  È lo stesso Fuzio, però, che ha chiesto alla sezione disciplinare del Csm di sospendere dalle funzioni e dallo stipendio Luca Palamara. Anche per questo motivo l’Associazione nazionale magistrati auspica che, in tempi rapidi, “sia fatta integrale chiarezza su tutte le vicende emerse dall’indagine di Perugia, e chiede con forza al Dr. Fuzio un gesto di responsabilità, auspicando che intervenga tempestivamente, a prescindere dal corso delle indagini e dalle iniziative ad esse conseguenti”. Il sindacato delle toghe  propone inoltre al comitato direttivo centrale “il deferimento del dottore Fuzio al collegio dei probiviri dell’Anm”. Sul caso è intervenuto anche il segretario dell’Associazione nazionale magistrati, Giuliano Caputo: “Quello che apprendiamo dai giornali è sconcertante e ferisce la sensibilità di tutti magistrati italiani. Sentire una conversazione di quel tipo il titolare dell’azione disciplinare è un magistrato che è stato al Csm ferisce molto la sensibilità di tutti i magistrati italiani”, dice Caputo. “Noi- aggiunge – abbiamo chiesto un gesto di responsabilità a tutti i soggetti coinvolti, lo chiediamo anche al Pg  e auspichiamo che si faccia chiarezza anche su tutte le vicende di contorno”.

Le intercettazioni: “Ci stanno le cose con Adele” – Il nome di Fuzio è citato nei brogliacci che la Guardia di Finanza ha inviato al Consiglio superiore della magistratura su disposizione dei pm umbri. Nelle trascrizioni integrali dei colloqui avvenuti il 21 e 22 maggio scorso tra Fuzio e lo stesso Palamara, si legge che l’alto magistrato ha svelato al collega indagato le notizie sull’inchiesta di Perugia. I due inoltre parlano anche del futuro capo dell’ufficio di Roma che dovrà succedere a Giuseppe Pignatone: “Il problema è lavorare sui numeri” sottolinea Fuzio. I due discutono, inoltre, dell’esposto del pm di Roma Stefano Fava contro i colleghi Paolo Ielo e Giuseppe Pignatone e affrontano il tema delle nomine dei procuratori capo della Capitale e del capoluogo umbro.  Da un colloquio captato dal trojan installato nel cellulare di Palamara, emerge inoltre che Fuzio informa il pm di Roma dell’arrivo al Csm delle carte della procura umbra ed in particolare dell’informativa redatta dalla Gdf in cui si descrivono i pagamenti effettuati dall’imprenditore Centofanti in favore di Palamara. Quest’ultimo dice: “Perché almeno l’unico modo per controbattere l’informativa è poter darle l’archiviazione, se no che cazzo faccio giusto? Però rimane l’informativa che mi smerda… nessuno gli dice questa cosa qui, questo è gravissimo…qualcuno glielo deve dire, cioè o gli dici chiaro, sennò veramente io perdo la faccia… mi paga il viaggio, l’informativa non l’ho mai letta, non si sa di che importo si parla…qual è l’importo di cui si parla? Si può sapere. Cioè io non so nemmeno quanto è l’importo di cui parliamo”. Fuzio risponde: “Si…ci stanno le cose con Adele.. (si tratta di Adele Attisani, l’amica di Palamara a cui Centofanti, secondo l’impianto accusatorio, avrebbe comprato un anello e regalato alcuni soggiorni, ndr)… e il viaggio a Dubai…”. Palamara: “Viaggio a Dubai…Quant’è? Ma quanto cazzo è se io…allora…e di Adele…cioè in teoria…va bè me lo carico pure io…quanto..quant’è, a quanto ammonta?”. Allora Fuzio chiosa: “Eh…sarà duemilaeuro“. In una parte del colloquio intercettato i due discutono anche delle nomine per i nuovi procuratori, in particolare per quella di Roma. “Il problema – sintetizza Fuzio a Palamara – è lavorare sui numeri. Questo è il problema“.

Il procedimento di Palamara al Csm rischia di slittare- Mentre l’Anm ha diffuso la nota per chiedere a Fuzio di fare un passo indietro, Palamara è arrivato a Palazzo dei Marescialli accompagnato dai suoi avvocati Benedetto e Mariano Marzocchi Buratti,  Roberto Rampioni. La sezione disciplinare deve decidere se sospenderlo dalle funzioni e dallo stipendio. La decisione potrebbe slittare perché  Palamara ha ricusato uno dei giudici della Sezione disciplinare. Si tratta di Sebastiano Ardita, che ha preso il posto di Giuseppe Cascini. Quest’ultimo si era astenuto perché in passato aveva guidato l’Anm in comune per Palamara (era segretario quando il pm sotto inchiesta era presidente). Secondo Palamara, però, anche Ardita dovrebbe astenersi perché nei colloqui intercettati sia lui che gli altri protagonisti lo nominavano più volte (dipingendolo, però, come magistrato e consigliere del Csm inflessibile e corretto). Ardita, come Cascini, è un pm e andrebbe sostituito nella Sezione disciplinare che deve pronunciarsi sulla sua ricusazione da un altro pubblico ministero. Ma allo stato, al Csm non ce ne sono altri, essendosi dimessi per le intercettazioni dell’inchiesta di Perugia, Antonio Lepre e Luigi Spina.  Una situazione che si potrebbe risolvere solo se Cascini revocasse in parte la sua astensione, accettando di occuparsi della ricusazione di Ardita. Se così non fosse sarebbe probabile il rinvio ad ottobre, cioè alle elezioni suppletive per sostituire i consiglieri pm che si sono dimessi.

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