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Gianrico Carofiglio: “Ho fatto molte risse. Una volta mi si è aperta la mano, un’altra lanciai per aria un operaio che voleva aggredirmi con una pala”

"Stavo guidando e avevo dietro una macchina che mi incalzava. Improvvisamente mi tagliarono la strada e scesero dall’auto per aggredirmi. Prima feci volare il primo, poi il secondo", ha raccontato l'ex magistrato

di F. Q.

“Il combattimento in strada è completamente diverso da quello in palestra. Ha altre regole. Devi saper dare un pugno o ti spacchi una mano. Devi saper dare una gomitata per colpire. Devi essere consapevole che se combatti contro una persona armata di un’arma da taglio, anche se sei un campione di arti marziali, quasi sicuramente ti taglierai”. È un inedito Gianrico Carofiglio quello che in un’intervista al quotidiano La Verità parla di karate, mosse segrete, cinture nere e risse in strada. L’ex magistrato ed ex parlamentare del Pd oggi scrittore bestseller tradotto anche all’estero ha svelato infatti di avere una grande passione per le arti marziali, che non ha praticato solo in palestra. “A proposito di pugni: una volta mi si è letteralmente aperta la mano. C’è stato un periodo in cui sono rimasto coinvolto, mio malgrado, in diverse risse”.

Il suo è un racconto adrenalinico, in apparente contrasto con l’immagine pacata che siamo soliti avere di lui: “Non bisogna farsi ingannare dalle apparenze. Una volta, per esempio, camminavo per strada, quando mi aggredì un operaio, evidentemente fuori di senno, con una pala in mano. Finì lanciato per aria. Un altro episodio si verificò quando ero magistrato. Stavo guidando e avevo dietro una macchina che mi incalzava. Feci un gesto con il palmo aperto, che da noi si usa per dire: ‘Stai calmo…’. Improvvisamente mi tagliarono la strada e scesero dall’auto per aggredirmi. Prima feci volare il primo, poi il secondo. E scelsi di chiamare la polizia, malgrado avessi risolto, per denunciare l’aggressione”.

Non solo: “Passeggiavo con una collega, quando mi accorgo di due persone che stavano cercando di borseggiarla – ha proseguito Carofiglio -. Accade in un minuto. Ci scambiamo appena uno sguardo. Poi tutto inizia: uno si appoggia a una ringhiera, mi spinge, mi aggredisce. Io gli faccio: ‘Cerchi guai, sparisci’. Lui, ignaro di quel che stava per accadergli, mi risponde: ‘Ti spezzo tutte le ossa’. Poi mi afferra e salta per darmi una testata. Sembrava una scena da film americano. Prima di potermi sfiorare, finisce rovesciato sui tavoli, travolgendone almeno tre. L’altro spacca una bottiglia di vetro e corre verso di me brandendola. Uso con lui una tecnica karate in cui fa cadere l’altro portandolo con te”.

Carofiglio ha raccontato poi di essersi anche inventato una disciplina “letteral-marziale”: “In un duello televisivo a volte è meglio non dare forza all’avversario, ma usare la sua energia per metterlo a tappeto. Non devi farti prendere. Devi schivare il colpo. E solo se non sei emotivamente coinvolto puoi riuscirci. Se contesti nella frase sei caduto nella trappola”.

Lo scrittore ha commentato poi anche il caso di Luca Lotti, coinvolto nello scandalo delle nomine pilotate nelle procure insieme a Luca Palamara:“L’autosospensione da un partito è una scelta che non esiste, una cosa poco seria. Io l’ho detto anche a Nicola Zingaretti: di fronte a fatti di questa gravità servivano più durezza e più nettezza. Io qui non parlo di una persona ma di un gesto, di una parola e del loro significato. E quando si ha un mandato, quando si appartiene a un’associazione, o a un partito, i casi sono due: o si danno le dimissioni o si viene sospesi da un’autorità superiore. Una terza ipotesi non esiste”.

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