AAA donatori di sangue cercasi. Soprattutto fra i giovani. L’appello è ancora valido su tutto il territorio nazionale anche se i numeri sono leggermente in crescita. Dopo anni di trend negativo nel 2018 i donatori di sangue sono stati 1,6 milioni (quasi tutti iscritti alle associazioni di volontari), cioè uno 0,2 per cento in più rispetto al 2017. “Ma non sono ancora abbastanza per garantire l’autonomia in tutte le regioni del Paese. Periodicamente alcune sono costrette a chiedere sacche di sangue a quelle che raccolgono quantità superiori al fabbisogno” dichiara il direttore del Centro nazionale sangue Giancarlo Liumbruno che in vista della Giornata mondiale dei donatori del 14 giugno ha snocciolato tutti i dati al ministero della Salute. La maggior parte dei donatori tra l’altro è già avanti con l’età. Il 25 per cento ha tra i 36 e 45 anni; mentre il 29 per cento tra i 46 e 55. Quelli dai 18 ai 25 ormai stanno sparendo dal 2013. Lo scorso anno sono risultati poco più di 210mila (erano 237mila nel 2013), appena il 12 per cento del totale. Quelli nella fascia 26-35 invece rappresentano il 17 per cento (290mila contro i 333mila del 2013). “I giovani sono poco allenati a questa realtà perché sono poco informati, ma su di loro credo molto perché sono solidali ed empatici – è il messaggio del ministro della Salute Giulia Grillo -. Dobbiamo fare uno sforzo in più per coinvolgerli. La proposta di introdurre l’educazione sanitaria tra i banchi di scuola potrebbe servire a diffondere anche la cultura della donazione del sangue. Oggi ci sono ragazzi che non sanno cosa sia il gruppo sanguigno o la talassemia, non è accettabile”.

Sempre meno anche i nuovi donatori, ovvero quelli che per la prima volta e una volta soltanto durante l’anno hanno donato il sangue. Il numero è sceso del 3,7 per cento (circa 371mila). L’inversione di tendenza non ha riguardato neanche i donatori in aferesi, la tecnica che permette di estrarre dal sangue solo alcuni componenti selezionati come il plasma e le piastrine: in calo dell’1,6 per cento (202mila in tutto). Sebbene la quantità raccolta di plasma (840mila chilogrammi, quattromila in più rispetto al 2017) ci consenta ancora l’autosufficienza, fissata al 70 per cento, in linea con gli obiettivi del Programma nazionale plasma che prevede una totale autonomia solo a partire dal 2024. Oggi il restante lo acquistiamo soprattutto dagli Stati Uniti e dalla Germania dove il plasma viene ceduto dietro un compenso. “La sfida è dimostrare la dignità di farcela da soli attraverso il nostro sistema di raccolta gratuito e volontario, anche per il plasma” scandisce Gianpietro Briola presidente nazionale di Avis.

Le regioni che donano di più – In testa alla classifica delle regioni con il maggior numero di donatori c’è il Friuli Venezia Giulia (39,5 per cento). Seguita dalla provincia di Trento (33,6) e dalla Sardegna (33,4). All’ultimo posto invece troviamo la Campania (22,9). Il donatore di sangue dona la vita. Lo sa bene Tony Saccà, presidente della Federazione italiana Thalassemie, Emoglobinopatie rare e Drepanocitosi: “Io talassemico ricevo due unità di sangue ogni 15 giorni per vivere. Vorrei che la gente fosse più consapevole della preziosità dei donatori che ci salvano la vita. Noi siamo disposti a metterci la faccia per far vedere a chi arriva il sangue  e sensibilizzare i giovani a donarlo”.

Diminuiscono nel frattempo i pazienti trasfusi, che nel 2018 sono stati circa 630mila, contro i 637mila dell’anno precedente, per un totale di tre milioni di trasfusioni. Tuttavia il sistema sangue italiano resta esemplare. “L’Organizzazione mondiale della sanità – sottolinea orgogliosa la ministra Grillo – lo ha recentemente riconosciuto come un modello da seguire e ha affidato all’Italia la preparazione dell’evento globale della giornata mondiale dei donatori del 2020”. Grillo poi loda il “piccolo gioiello” del Servizio sanitario nazionale che va preservato. “Il servizio di donazione del sangue in Italia è assolutamente pubblico, volontario e gratuito, e rappresenta una conquista di civiltà. Il progresso – afferma la titolare del dicastero della Salute – non si fa solo progettando satelliti e nuove tecnologie ma anche coltivando e promuovendo una sanità nazionale e unitaria. Il sistema sangue è un esempio e una garanzia di questa solidarietà: ci sono territori più fragili che possono contare su quelli più bravi a raccogliere sangue”.

Il ministero della Salute, in collaborazione con il Centro nazionale sangue, ha messo a punto un sito web rivolto ai donatori e agli aspiranti tali in cui si offrono informazioni di servizio, si raccolgono testimonianze costruttive dal volontariato, e si smentiscono fake news, come i trattamenti estetici col sangue che non hanno nessuna prova scientifica di efficacia e sono molto rischiosi oppure le catene di Sant’Antonio che girano su Facebook e Whatsapp per invitare gli utenti a donare sangue a qualcuno, di solito un bambino che è lo stesso da anni. Il portale sarà online dal 14 giugno: www.donailtuosangue.salute. gov.it.

La carenza di medici dedicati – È un problema che si spera di risolvere al più presto perché sta minando il sistema trasfusionale del nostro Paese. Tra il 2017 e il 2018, secondo i calcoli del Centro nazionale sangue, ben dieci regioni hanno complessivamente perso 64 professionisti. E per il futuro non ci sono previsioni rosee. Entro dieci anni, avanti di questo passo, tra pensionamenti e mancato turnover, avremo un deficit di 500 specialisti. Per adesso nessuno degli oltre 270 servizi trasfusionali ospedalieri per fortuna ha chiuso. Ma il rischio che possa accadere c’è. “La scarsità di professionisti – continua il direttore – sconta anche l’assenza di una specializzazione in Medicina trasfusionale. Per questo abbiamo chiesto agli assessorati alla Salute delle Regioni di aumentare la disponibilità di borse di studio in Ematologia e Patologia clinica per coprire gli organici nei servizi trasfusionali”. Paolo Monorchio, referente nazionale sangue della Croce rossa avanza una richiesta: “Vanno diversificati gli orari di apertura dei centri di raccolta, oggi ristretti a certe fasce della giornata, per venire incontro alle esigenze dei donatori”. All’appello si unisce anche il direttore del Centro nazionale sangue.

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