Il premier Giuseppe Conte, a caldo, aveva promesso: “Farò ogni sforzo per scongiurare una procedura di infrazione che ovviamente non fa bene al paese”. Poche ore dopo Palazzo Chigi entra direttamente nei dettagli tecnici della trattativa con la Commissione Ue che ha appena raccomandato all’Ecofin di avviare nei confronti dell’Italia l’iter con cui vengono sanzionati i Paesi che violano i Trattati. E in una nota pubblicata sul sito della presidenza del Consiglio e solo dopo su quello del Tesoro mette in fila numeri differenti – in positivo – rispetto a quelli dettagliati dal ministro dell’Economia Giovanni Tria nella lettera e nel Rapporto sui fattori rilevanti che influenzano l’andamento del debito inviati venerdì scorso a Bruxelles. In particolare, il deficit/pil 2019 viene stimato al 2,1%, contro il 2,5% previsto dalla Commissione e il famoso “2,04%” promesso da Conte a dicembre. Mentre il rapporto del Tesoro ipotizzava un risultato “almeno 0,2 punti più basso rispetto alla previsione di primavera della Commissione”, quindi intorno al 2,3%.

“Il Governo intende continuare a dialogare con la Commissione e, in tal senso, si illustrano di seguito, in maggiore dettaglio, gli andamenti della finanza pubblica italiana, le circostanze che li caratterizzano e, elemento importante, le iniziative che saranno intraprese per assicurare la conformità al Patto di Stabilità e Crescita“, spiega la nota. “Per quanto attiene allo scorso anno, è importante ricordare che l’attuazione della politica di bilancio ha seguito l’impostazione della Legge di Bilancio approvata dal precedente parlamento senza alcun allentamento della politica fiscale. Ciò anche quando, a partire da fine estate, cominciarono a manifestarsi segnali di un indebolimento ciclico dovuto principalmente a fattori esogeni, in particolare il forte rallentamento dell’attività e delle esportazioni manifatturiere”.

Per quanto riguarda l’anno in corso, sostiene Palazzo Chigi, “le stime più aggiornate per l’anno in corso portano a ritenere che i saldi di finanza pubblica rispetteranno i dettami del braccio preventivo del PSC”, cioè il Patto di stabilità e crescita. Questo perché “partendo dalla previsione del DEF (che incorpora il blocco di 2 miliardi di spesa pubblica, previsto nel caso in cui il deficit nominale superi il 2 per cento del PIL), il monitoraggio più recente delle entrate evidenzia per l’anno in corso maggiori entrate tributarie e contributive per 0,17 punti percentuali di PIL e maggiori entrate non tributarie (utili e dividendi) per ulteriori 0,13 punti. A fronte delle maggiori entrate, si stimano prudenzialmente maggiori spese e risorse necessarie per il bilancio di assestamento pari a 0,12 punti di PIL. Il beneficio netto per il bilancio sarebbe dunque di circa 0,2 punti percentuali e condurrebbe la stima di deficit al 2,2 per cento del PIL”.

Ma vanno anche calcolati “gli effetti delle minori spese derivanti da accantonamenti prudenziali riguardanti le più cospicue misure adottate dal Governo nel corso dell’anno”, cioè reddito di cittadinanza e quota 100. “Sulla base delle informazioni ad oggi disponibili, la minore spesa ragionevolmente risulterà pari ad un ulteriore 0,07 percento del PIL”, poco più di 1,2 miliardi, “e l’indebitamento netto si attesterebbe al 2,1 per cento del PIL. Migliorerebbe in misura corrispondente il saldo strutturale, con effetto compensativo ancora più marcato rispetto al gap registrato nel 2018″.

Nel suo rapporto, invece, Tria scrive che la stima di deficit/pil messa nero su bianco nel Def, pari al 2,4%, “potrebbe essere superata in meglio” grazie sia alle maggiori entrate tributarie ed extratributarie dei primi 4 mesi dell’anno sia ai dividendi ricevuti da Banca d’Italia e dalle partecipate pubbliche sia ai risparmi su reddito di cittadinanza e quota 100 per cui le domande sono inferiori al previsto. Ma non si spinge a stimare quei risparmi – che, come evidenziato anche dalla Commissione, si potranno quantificare solo a fine anno – e si limita a prevedere che il deficit/pil potrebbe risultare “almeno 0,2 punti sotto la previsione primaverile della Commissione (2,5%), indicando il tendenziale rispetto del braccio preventivo del Patto di stabilità”.

Il Governo “monitora costantemente l’andamento dei conti pubblici ed è determinato a perseguire il fondamentale obiettivo di saldo strutturale e ad adottare tutte le cautele e le iniziative funzionali al raggiungimento di tale obiettivo”, continua la nota di Chigi. “Si ricorda infine che lo scenario programmatico di finanza pubblica per i prossimi tre anni descritto nel Programma di Stabilità e approvato dal Parlamento traccia una discesa dell’indebitamento netto fino all’1,5 per cento del PIL nel 2022, con un miglioramento complessivo del saldo strutturale di quasi 0,8 punti percentuali. L’avanzo primario raggiungerebbe il 3,1 per cento su base strutturale nel 2022. Per il 2020, il Governo intende conseguire un miglioramento di 0,2 punti percentuali nel saldo strutturale di bilancio. In base alle ultime previsioni ufficiali, il disavanzo nominale scenderà di 0,3 punti percentuali in confronto al 2019. Il Governo auspica la continuazione di un dialogo costruttivo con la Commissione onde arrivare ad un accordo circa le modalità con cui gli obiettivi per l’anno in corso verranno conseguiti e un sentiero di discesa del deficit coerente con gli impegni già assunti da Governo e Parlamento italiani”.

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