Non è l’1,95% su cui spingeva Bruxelles. E nemmeno il 2% su cui scommettevano le indiscrezioni di martedì mattina. Il premier Giuseppe Conte, nell’incontro a Bruxelles con il numero uno della Commissione Jean Claude Juncker, il vicepresidente Valdis Dombrovskis e il commissario Pierre Moscovici, ha presentato una proposta che prevede il calo del rapporto deficit/pil 2019 dal 2,4 al 2,04 per cento. Quel numero, che dal 2% dista poco più di 700 milioni, rappresenta una chiara apertura alle richieste europee ma consente anche di “non tradire la fiducia degli italiani”, ha detto Conte garantendo che saranno rispettati “gli impegni presi con le misure che hanno maggiore impatto” come “quota 100 e reddito di cittadinanza“. Si tratta comunque di una revisione al ribasso di poco meno di 7 miliardi rispetto al livello di indebitamento deciso a fine settembre, quando il vicepremier Luigi Di Maio e i ministri M5s festeggiarono il risultato dal balcone di Palazzo Chigi.

In serata Conte ha incontrato i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio per aggiornarli sulla trattativa. Il ministro dell’Economia Giovanni Tria invece è rimasto a Bruxelles per proseguire il negoziato Ue a livello tecnico. Le modifiche ai saldi della legge di Bilancio andranno formalizzate con emendamenti del governo al testo su cui la Camera solo cinque giorni fa ha votato la fiducia e che è ora all’esame del Senato. Resta da vedere, comunque, se la proposta basterà per evitare la procedura per deficit eccessivo destinata altrimenti a scattare già il 19 dicembre, data dell’ultima riunione annuale dei commissari europei. Un portavoce si è limitato a dire che sono stati fatti “buoni progressi” e la Commissione “ora valuterà le proposte ricevute questo pomeriggio. Il lavoro continuerà nei prossimi giorni”. Il presidente di Fi, Silvio Berlusconi, ha commentato l’annuncio di Conte dicendo: “È una marcia indietro sicura, è una buffonata. Ma ben venga che non ci sia una procedura di infrazione”.

“Recuperate risorse, eravamo stati prudenti” – Ma come si è scesi dal 2,4 al 2,04%? “Come avevamo anticipato, le relazioni tecniche ci hanno consentito margini di negoziazione perché abbiamo recuperato alcune risorse finanziarie, eravamo stati molto prudenti”, ha spiegato Conte. Il riferimento è all’intesa raggiunta lunedì dai rappresentanti di Lega e M5s sul taglio di 3,5 miliardi dei due fondi per “quota 100” e reddito di cittadinanza, alla luce di calcoli secondo i quali servono meno risorse del previsto. Con quei 3,5 miliardi il deficit nominale cala al 2,2%. Poi “abbiamo aggiunto qualcosa per esempio per quanto riguarda il piano di dismissioni e abbiamo realizzato questa nuova proposta”. Nella lettera inviata a metà novembre da Tria alla Commissione si ipotizzava di poter recuperare per quella via addirittura 18 miliardi, pur senza fornire dettagli sugli asset che il governo intende cedere e senza chiarire se l’acquirente sarà Cassa depositi e prestiti, controllata dal Tesoro ma il cui bilancio non incide sul debito perché è fuori dal perimetro della pubblica amministrazione.

Il pranzo con Mattarella che ha auspicato l’accordo – La cifra del 2,04% è stata concordata da Conte con i due vicepremier prima che partisse per Bruxelles. Ha pesato anche l’auspicio del capo dello Stato Sergio Mattarella, che nel corso della colazione al Quirinale con Conte e diversi ministri ha espresso la speranza che si possa trovare un accordo con la Ue perché la procedura d’infrazione rischia di creare problemi pesanti all’economia. In scia alle indiscrezioni sull’ipotesi che il governo intendesse proporre il 2%, lo spread Btp-Bund si è ristretto e ha chiuso a 274 punti, in netto calo rispetto all’apertura a 285 punti. Il rendimento dei titoli decennali è del 3,01% contro il 3,16% di martedì.

La bocciatura Ue per violazione del criterio del debito – La Commissione ha bocciato la manovra e raccomandato l’apertura di una procedura di infrazione per deficit eccessivo per violazione della regola del debito. Questo perché l’anno prossimo il deficit strutturale aumenterà dello 0,8% invece di ridursi dello 0,6 come concordato lo scorso luglio. Una violazione grave delle regole europee che ha riportato sub iudice anche i conti degli esercizi precedenti. Su questo presupposto, Bruxelles ha alzato il cartellino giallo per una violazione del passato: il mancato rispetto del criterio del debito nel 2017. Davanti alle contestazioni, il governo italiano è andato avanti dritto e ha presentato un nuovo Documento programmatico di bilancio che lasciava però invariato il deficit/pil. L’Ecofin a inizio dicembre ha approvato le opinioni della Commissione sulle manovre dei membri dell’Ue, compresa quella italiana. Durante il vertice del 13 e 14 dicembre il Consiglio dei capi di Stato e di governo dovrebbe fare lo stesso, consentendo ai commissari di lanciare ufficialmente la procedura il 19 dicembre. A quel punto partirebbe una richiesta di correzione dei conti entro sei mesi e un calendario di interventi da approvare fino al rientro della deviazione.

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