A maggio l’indice dei direttori acquisti (Pmi) che monitora l’attività manifatturiera è risalito a sorpresa in Italia a 49,7 punti dai 49,1 del mese prima, pur restando sotto la soglia di 50 che che fa da spartiacque tra l’espansione e la contrazione. Le previsioni degli analisti indicavano un calo ulteriore a 48,5. Male invece la Germania, dove l’indice Pmi manifatturiero è stabile a 44,3 continuando a segnalare contrazione dell’attività. Il Pmi manifatturiero francese è stabile a 50,6, quello spagnolo scende a 50,1 da 51,8. Per il complesso dell’Eurozona, secondo i dati elaborati da Ihs Markit, nella lettura finale di maggio l’indice Pmi manifatturiero si è attestato a 47,7 punti, in linea con la lettura flash ma in calo rispetto ai 47,9 punti di aprile.

“Il settore manifatturiero italiano ha registrato la contrazione più debole da settembre 2018, con gli indici anticipatori delle tendenze che suggeriscono aspettative più ottimistiche con l’approccio dell’estate – ha commentato Amritpal Virdee, economista di Ihs Markit -. I fattori più incoraggianti sono le tendenze al rialzo della produzione e dei nuovi ordini. Entrambi gli indici hanno riportato contrazioni marginali, con tassi di declino rispettivamente ai livelli più lenti in sette e otto mesi”. I dati di maggio, prosegue Virdee, hanno inoltre segnalato un rallentamento delle pressioni inflazionistiche, perché sia i costi di acquisto che quelli di vendita hanno riportato l’inflazione più bassa in quattro mesi. L’economista sottolinea inoltre che “le imprese manifatturiere hanno espresso una fiducia maggiore circa un maggiore livello della domanda per il prossimo anno, registrando infatti il livello di ottimismo futuro più alto in otto mesi“.

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