L’indice Pmi manifatturiero dell’Italia, che monitora l’andamento del settore, sale a 49,1 punti ad aprile dopo il crollo a 47,4 di marzo quando aveva toccato il minimo da maggio 2013. Dopo quelli sulla crescita nel primo trimestre 2019 e sull’occupazione in aumento, arriva un altro dato migliore delle attese degli economisti che puntavano su un rialzo a 47,8. Il Purchasing manager index rilevato da Ihs Markit, risultato di sondaggi condotti tra i direttori acquisti, conferma la fase di contrazione dell’attività per il settimo mese di fila restando sotto la soglia dei 50 punti che fa da spartiacque tra espansione e contrazione del ciclo. Ma è anche il miglior dato del settore manifatturiero italiano da dicembre ed in linea con la tendenza dell‘intera eurozona. La Germania è stata quella a riportare la contrazione maggiore delle condizioni operative e con un notevole margine di differenza: nella lettura finale di aprile il Pmi manifatturiero tedesco si è attestato a 44,4 punti rispetto ai 44,1 punti di marzo. Un dato in calo rispetto alla lettura flash e alle stime del mercato pari a 44,5 punti.

L’indice italiano ha chiuso il mese di aprile a 49,1 punti, segnando il rallentamento più debole delle condizioni operative del settore negli ultimi quattro mesi, sottolineano da Ihs Markit. “Nonostante sia in aumento dai 47,4 punti di marzo, l’indice è rimasto al di sotto della soglia critica dei 50 punti per il settimo mese consecutivo”, segnalano. Chi va meglio, secondo l’indice Pmi, è il manifatturiero spagnolo, attestatosi a 51,8 punti dai 50,9 punti di marzo, portandosi sui massimi da tre mesi.

Il settore nell’intera eurozona ad aprile ha registrato invece il valore di 47.9 punti, in leggera salita dal di marzo di 47.5. Ihs Markit spiega, in linea con le recenti tendenze, i sotto settori dei beni capitali e intermedi sono rimasti ad aprile le area principali di debolezza. Nonostante aver registrato leggeri miglioramenti nei rispettivi Pmi, entrambi i settori sono rimasti fermamente in territori di contrazione. In controtendenza, il sotto settore dei beni di consumo ha continuato ad espandersi, riportando una modesta crescita.

Analizzando le singole nazioni, la Germania è stata quella, rispetto per esempio ad Austria e Italia, che ha tassi di contrazione in forte declino. Di contro, la Grecia ha registrato di gran lunga la crescita più forte delle condizioni operative, con una crescita che ha raggiunto il livello più alto in quasi 19 anni. Allo stesso tempo, solide espansioni sono state osservate in Irlanda, Paesi Bassi e Spagna, ma nessun cambiamento è stato riportato in Francia.

Inoltre continua a diminuire ad aprile il volume dei nuovi ordini ricevuti dalle imprese manifatturiere e nonostante non sia peggiorato allo stesso livello di marzo, quando è stato riportato il livello record negativo in 75 mesi, la contrazione rimane pur sempre elevata. Le esportazioni rimangono inoltre un motivo della debolezza della domanda con gli ultimi dati che mostrano come gli ordini esteri, incluso il traffico intra eurozona, sono diminuiti ad un tasso simile a quello dei nuovi ordini totali.

Ad aprile e per il quinto mese consecutivo, anche l’attività di acquisto è risultata ridotta, con il tasso di contrazione risultato uguale a quello record in quasi sei anni di marzo. Per concludere, sottolinea Ihs, guardando ai prossimi 12 mesi, le imprese manifatturiere sono rimaste ottimiste per quanto riguarda un ritorno alla crescita della produzione. Ad ogni modo, il livello di ottimismo rimane storicamente debole ed è stato solo leggermente più alto del valore minimo di marzo. In particolare, l’ottimismo tra i manifatturieri tedeschi è rimasto in territorio negativo.

Germania, a marzo in calo le vendite al dettaglio
Per Berlino arrivano brutte notizie anche dai dati diffusi dall’Ufficio Federale di Statistica: le vendite al dettaglio in Germania sono diminuite a marzo del 2,1% rispetto allo stesso mese del 2018, dopo un aumento del 4,7% a febbraio. Gli economisti si aspettavano invece un aumento del 2,9%. L’ultimo calo è stato il peggiore dallo scorso settembre. Tra i componenti principali, le vendite di prodotti alimentari sono diminuite maggiormente, del 6,8% su base annua. Le vendite di generi alimentari, bevande e tabacco sono calate del 5,7%. Le vendite dei supermercati e degli ipermercati sono diminuite del 5,5%.

Le vendite non alimentari sono rimaste invariate rispetto a un anno fa. All’interno di questo le vendite nei grandi magazzini diminuiscono del 5,5%. Le vendite di prodotti farmaceutici e cosmetici sono diminuite del 2,9% e quelle di abbigliamento e calzature dell’1,1%. Le vendite di mobili ed elettrodomestici sono aumentate del 3,5%. Le vendite via Internet e per corrispondenza sono cresciute del 2,4 per cento.

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