La buona musica è roba per ricchi”: ne è convinto Enrico Ruggeri che, ai microfoni di “The Shooter”, ha espresso il suo punto di vista sull’industria discografica italiana senza risparmiare stoccate ai colleghi, in particolare al vincitore del Festival di Sanremo Mahmood. “Lo scenario di adesso è quello della musica digitale, dove guadagnano solo le case discografiche e non gli artisti. Le cose interessanti, le cose innovative e rivoluzionarie, le faranno i ricchi. Un artista di vertice, come Mahmood, se gli fai i conti in tasca sugli utili di Spotify, guadagna molto meno di quella che viene a casa a tenermi i bambini”, ha detto il cantante.

“L’economia e la musica hanno sempre viaggiato su percorsi assolutamente divergenti – ha spiegato Ruggeri -. Se arriva un ragazzino dal Sud o dal paesino e che vince il talent, non puoi chiedergli di fare la rivoluzione. Quello a mala pena deve sperare che la radio gli passi il pezzo e di rimanere un po’ lì, mantenere la famiglia, avere il riscatto sociale; se invece hai una solidità economica, puoi permetterti di fare le cose che ti piacciono”. Poi conclude: “Io una volta presi in giro Morandi, gli dissi: ‘Quando tu alla fine degli anni ’60 vendevi un sacco di dischi, l’Rca usava i tuoi soldi per finanziare il primo album di De Gregori, di Venditti, di questi che all’inizio non vendevano… Tu ti scavavi la fossa da solo, finanziando i tuoi curatori fallimentari’”.

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