Potrà sembrare esagerato dire così, a caldo, che è tutta colpa dei media se il Movimento 5 Stelle, sotto la guida di Luigi Di Maio, ha dimezzato i consensi pur avendo fatto politiche che, normalmente, avrebbero dovuto invece perlomeno prevedere il risultato che comunque tutti davano già a favore della LegaE quali erano queste politiche? (chi non sa dare immediatamente la risposta si stacchi per un po’ dagli smartphone e provi a pensare un attimo con la propria testa e la propria memoria).

Erano un maggiore controllo contro l’immigrazione illegale (che non riguarda i rifugiati) e una riforma della legge penale per la legittima difesa contro gli assalti delinquenziali (specialmente nel proprio domicilio). Entrambe queste riforme sono state realizzate con il contributo parlamentare del M5S, ma il merito è stato attribuito quasi interamente alla Lega essendo, anche storicamente, un punto sul quale da anni la Lega lavora; ma soprattutto un argomento che ha trovato nei media poche critiche, o comunque poco enfatizzate.

Sulle conquiste dei 5Stelle invece, nonostante i benefici che ha portato a diverse migliaia di famiglie e di singole persone il reddito di cittadinanza (che è tutt’altra cosa da quello che dice il suo nome di battesimo), sono state molto più enfatizzate le critiche che i pregi. In qualche caso, su quotidiani di grande tiratura sono apparse critiche del tutto infondate, di fatto motivate da posizioni di palese stampo politico, buttate là con supponenza e qualificate addirittura come “marchetta” (al pari degli 80 euro di Matteo Renzi).

La stessa cosa naturalmente è avvenuta anche nei soliti “salotti” televisivi, dove praticamente tutte le sere, nell’ora di punta, ci sono programmi che vorrebbero (nelle presentazioni) essere di approfondimento politico; ma che in realtà sono solo una “carta moschicida” per acchiappare pubblicità da propinare ai malcapitati utenti per far cassa a favore dell’editore. E più giù, a cascata, tutti i loro seguaci, fino a imitare Sua Emittenza il cavaliere Silvio Berlusconi, diventato in pochi anni miliardario con questo utilissimo (per i suoi conti offshore) servizio ai cittadini. A proposito, nei giorni scorsi Berlusconi ha sfidato tutti pubblicamente a trovare i suoi soldi all’estero: se li troviamo ce li dà tutti. Poiché sicuramente lui da qualche parte li ha, deve averli nascosti proprio bene, altrimenti non rischierebbe così platealmente somme che nel suo caso non possono essere certo piccole.

E’ dal settembre dello scorso anno che ho notato, personalmente, il forte cambiamento di umore politico nell’imparzialità data al M5S, accomunato solitamente alla Lega in quanto partito di governo, anche se le differenze tra le due parti non potevano essere ignorate da professionisti dell’informazione.

La sinistra, inizialmente orfana di Renzi, si è a lungo isolata, ma recentemente ha riconquistato il supporto mediatico grazie alla “novità Nicola Zingaretti” (che fa parlare e quindi conquista share televisivo). Il Movimento invece, superbamente altero nella convinzione di poterne fare a meno grazie al proprio supporto elettronico del sistema Rousseau, ha pensato (male!) che bastassero la copertura mediatica assolutamente indipendente de Il Fatto Quotidiano e la simpatia di Luigi Di Maio a mantenere l’alto gradimento di un anno fa.

Calcolo sbagliatissimo! La “propaganda gratuita” fatta dai giornali e dalle televisioni (i cui padroni non sono classificabili né come poveri né come comunisti), benché finalizzata solo a conquistare share nelle maggiori fasce di ascolto, risulta di fatto più a favore del centrodestra e quindi, per il gioco delle parti, più critica contro gli inesperti “grillini”, portando dunque, a causa anche dell’involontario isolamento patito, a questo risultato elettorale disastroso per il Movimento. E’ più o meno la stessa cosa che successe al tempo del referendum costituzionale, dove peraltro almeno una Tv Rai si trovò schierata da Renzi a favore delle sue riforme.

L’ingenuità di Davide Casaleggio nel pensare che il sistema Rousseau potesse, da solo, contrastare adeguatamente la potenza di fuoco dei media nazionali coalizzati contro il suo modesto strumento democratico ha prodotto ora questo disastro elettorale cui, nonostante l’ottimo lavoro svolto dai suoi, non ha potuto mettere riparo neppure Di Maio (anche lui ha qualche colpa, ma non è questo il momento per parlarne). Si è verificata perciò più o meno la stessa situazione incontrata già nel 2015, quando ho qui contestato a Beppe Grillo con un post l’assurda proibizione ai “grillini” di farsi vedere in televisione.

Subito dopo il mio post (ma penso non a causa di questo, dato che il mio peso politico era ed è insignificante) i grillini hanno cominciato a farsi vedere; ma è probabile che, a causa di una fiducia troppo cieca nella democrazia diretta del sistema Rousseau, non abbiano ancora capito che per il momento a comandare nella politica sono ancora i media, che raggiungono tutto il popolo, non i questionari online che toccano poche migliaia di infervorati iscritti con un sacco di tempo libero a disposizione.

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