Cultura

Danza, Aurora Marsotto si racconta a FqMagazine: “Ho dovuto prendere lezioni di street dance ma i miei compagni avevano 12 anni e mi sono sentita fuori corso”

di Simona Griggio

Come faceva Carla Fracci a rendere credibile la disperazione di Giselle? La dolce fanciulla che impazzisce per amore? Con lo sguardo stralunato e il corpo sempre più scomposto nei movimenti, liberava una dopo l’altra piccole ciocche di capelli. Scioglieva lo chignon sul crescendo della musica. Lei, come Roberto Bolle e altri protagonisti del balletto di ieri e di oggi, sono i character della collana di narrativa per ragazzi “Scuola di danza” (edizioni Piemme). Ispirata al mondo dello spettacolo, è scritta da Aurora Marsotto e tradotta in dodici lingue. Dal 2008 ha appassionato in Italia 600 mila lettori tra gli otto e i dodici anni.

Perché una collana di narrativa di spettacolo per ragazzi?
Ho cominciato a scrivere dieci anni fa il primo titolo, “Ballerini si diventa”, con l’intento di raccontare il back stage dello spettacolo in modo divertente. Dalla danza alla prosa fino alla musica. Non libri di storia ma una serie di romanzi che prendano spunto dalla realtà. Ora la collana conta 28 titoli, compresi quattro libri speciali e un manuale. E non parla solo di danza. Racconta anche di alcuni sport, il nuoto sincronizzato, il pattinaggio, la ginnastica ritmica. Non mi aspettavo un tale successo.

Quali sono i personaggi principali nei quali i teen ager si ritrovano?
Sono una decina gli aspiranti artisti che Viola, la protagonista, incontra per la prima volta a 11 anni nell’accademia professionale dove è ammessa. E’ una ragazzina dai capelli rossi e dal carattere allegro e socievole, che sceglie la sua strada contro il volere della madre. Si capirà solo nel corso dei titoli successivi il vero motivo dell’opposizione materna. Tra i suoi compagni ci sono personalità molto diverse: Diamante, che ha grandi doti ma non si impegna; Rebecca, obbligata a frequentare l’accademia suo malgrado; Miky e Alex, che faticano ad accettare il trasferimento da un piccolo paese di montagna a una grande città. Infine Charles, giovane promessa del pianoforte.

Com’è l’accademia di spettacolo ideale?
E’ una sintesi fra le accademie italiane legate a enti lirici, Teatro di San Carlo di Napoli, Teatro alla Scala di Milano e Opera di Roma. Con annessi però il conservatorio di musica, uno spazio per la recitazione, la scuola media e superiore. Anche il convitto è interno, con giardino, biblioteca, piscina, idromassaggio e cucina. Ho voluto creare il personaggio della cuoca per parlare di alimentazione e cultura del cibo. Il grande dispendio di energie di ballerini e atleti richiede una dieta sana e completa. Gli allievi non rinunciano a spaghettate e cioccolata. E si aprono ad altre tradizioni gustando i piatti suggeriti da allievi russi, giapponesi, americani.

Quanto si studia e quanto ci si diverte?
I party a sorpresa, le partite di calcio improvvisate, gli scherzi ai docenti e i pettegolezzi nella vasca idromassaggio non mancano. Ma il divertimento vero è spiare le prove delle étoile. Come faceva da allieva Carla Fracci, spesso in ritardo alle lezioni perché si fermava a curiosare in palcoscenico.

Quali stelle si incontrano?
Le étoile Carla Fracci e Luciana Savignano, invitate come coach di giovani stelle, la prima ballerina del Teatro alla Scala di Milano Nicoletta Manni. I direttori dei corpi di ballo del Bolshoi di Mosca e della Scala di Milano, Machar Vaziev e Frédéric Olivieri. Ma anche Chris (Cristiano Buzzi), il performer di hip hop e insegnante free style di Amici. In questa scuola di fantasia non può mancare una direttrice severissima. E’ la sintesi fra due personalità, la scaligera Anna Maria Prina e l’étoile Anna Razzi che ha diretto la scuola del San Carlo di Napoli.

E Roberto Bolle?
Vive la sua seconda passione, quella per le riprese video. A volte si diverte a riprendere scherzi di sollevamenti mancati della ballerina e improvvisare sketch goliardici a passi di danza. Altre volte è serio e silenzioso. Il titolo a lui dedicato, La gioia di danzare, parla dell’incontro con un giovanissimo allievo che vuole abbandonare la danza. Tra una partita a biliardino e una lezione comica alla sbarra, ritroverà la motivazione per proseguire.

La realtà è il punto di partenza delle sue storie?
Il lavoro di documentazione, dalle interviste alle ricerche bibliografiche, è la base. Per far entrare nella quotidianità dello spettacolo e dello studio i ragazzini bisogna dar loro elementi reali. Anche le illustrazioni, di Donata Pizzato, che accompagnano ogni avventura sono state approvate dalle étoile e spesso arricchite da consigli medico-sportivi sull’ottimale uso del corpo.

Incursioni nel mondo della prosa?
Un solo titolo, Facciamo teatro (edizioni Lapis), nato dal lavoro di documentazione al Piccolo Teatro di Milano. Molti i personaggi coinvolti per realizzare questo viaggio: Ferruccio Soleri, l’Arlecchino nazionale, il direttore Sergio Escobar, la scenografa Leila Fteita, i registi Laura Pasetti e Flavio Albanese. Dall’antichità a oggi, il racconto si intreccia alla storia.

Anche Mozart è un personaggio per ragazzi?
Il nostro amico Amadeus (edizioni La Vita Felice) racconta del primo soggiorno di Mozart a Milano. Il compositore ha solo 14 anni e appare in veste di fantasma ai ragazzi del liceo Parini di Piazza San Marco, dove prima sorgeva il convento degli Agostiniani. Mozart ha tutte le caratteristiche del ragazzino prodigio, è esigente e collerico. Chiede: qui suonano la mia musica? Quando, di fronte al Teatro alla Scala, coglie di sfuggita le note di Le nozze di Figaro. Con lui i ragazzi riscoprono i luoghi mozartiani. E il genio li ricompensa con l’amore per la musica.

Cosa non avrebbe mai fatto ma ha dovuto fare per scrivere i suoi libri?
Ho seguito come studente gli stage di locking e popping, discipline stand up della street dance, per scrivere Hip hop hurrà. I miei compagni di classe avevano 12 anni. Mi sono sentita un po’ fuori corso.

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