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Gomorra, Salvatore Esposito e il rough sex: “Un po’ di rudezza serve. Cominci a baciarti e strusciarti e parte subito tutto”

Salvatore Esposito, il Genny Savastano di Gomorra, racconta il suo lato più privato in un'intervista a Cosmopolitan, in cui ha parlato anche del suo rapporto con il sesso

di F. Q.

“Se sei un pezzo di ghiaccio con la tua donna o con il tuo uomo, che stai assieme a fare? Se hai un desiderio, lo devi esplorare con il tuo partner, devi far sentire la tua presenza, anche fisicamente”. Siamo abituati a vederlo fare le peggio cose, come fare a pezzi – letteralmente – i nemici o spingere il suo migliore amico ad ammazzare il padre, questa volta però Salvatore Esposito, il Genny Savastano di Gomorra, racconta il suo lato più privato in un’intervista a Cosmopolitan, in cui ha parlato anche del suo rapporto con il sesso. Con il cosiddetto “rough sex“, il sesso un po’ rude, in particolare.

“Ormai è sdoganato. Un po’ di rudezza serve, fa parte dei rapporti. Magari uno sta cucinando, l’altro torna dal lavoro, cominci a baciarti e strusciarti e parte subito tutto. Quella passione lì, quella voglia di farsi sentire, ha la stessa potenza del sesso, anche se poi non succede niente. Ti tiene vivo, attaccati, è bello” ha detto Salvatore Esposito. “Il posto più strano dove hai fatto l’amore?”, gli chiede quindi l’intervistatrice. “Non nel bagno dell’aereo. Come si fa in un metro per un metro? A malapena ci sto io…”, risponde lui scherzando. “Non è un posto così strano, però ecco la storia. Ero alla fine del liceo e una sera riaccompagnai a casa una ragazza. Fermai la macchina sotto casa dei suoi, la finestra della sala proprio di fianco all’auto – ha iniziato a raccontare Esposito -. Erano le cinque del mattino e lo facemmo lì. Lei però era molto…entusiasta, non so se mi spiego. Diciamo che le piaceva molto, e si sentiva! Io mi rendevo conto che c’era la finestra lì vicino, però ero anche molto preso. Insomma, a ripensarci ora è una cosa che dici: ‘Che cazzata ho fatto’. Ora mi aspetto che mi suonino al citofono: e mi dicano ‘Dai Salvatore, scendi. Ti aspetto in auto’”.

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