Usano parole diverse il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, per commentare gli sviluppi del conflitto in Libia e le conseguenze sull’Italia legate soprattutto alla questione migratoria. Il premier tiene a precisare che il principale rischio, in questo momento, non è rappresentato dall’arrivo in massa di nuovi migranti, come vorrebbe l’allarme lanciato nei giorni scorsi dal primo ministro, Fayez al-Sarraj, smentito dai numeri in mano alle agenzie Onu che operano sul territorio. La minaccia “concreta”, ha spiegato Conte, è quella “di una crisi umanitaria che si può e si deve fermare, perché nessun interesse geopolitico può giustificare una guerra”. Gli risponde Salvini che dagli studi di Porta a Porta sostiene che dalla Libia “ci sono dei sicuri terroristi pronti a partire direzione Italia. Chi dice ‘porti aperti’ fa il male dell’Italia e dell’Europa”.

Conte ha aggiornato la sua informativa al Senato, che segue quella della scorsa settimana alla Camera, dopo le polemiche seguite alle parole del presidente del Governo di Accordo Nazionale libico sugli 800mila migranti pronti a partire. Il capo del governo italiano ha assicurato che non esiste alcun rischio “imminente”, nonostante vi siano già 18mila persone costrette dagli scontri ad abbandonare le loro case in un Paese già duramente provato e nel quale il bilancio di morti e feriti resta incerto.

In giornata, Tripoli ha annunciato di aver interrotto ogni tipo di collaborazione con la Francia fino a quando il governo di Parigi non avrà tagliato ogni collegamento con i vertici di Tobruk guidati dal generale Khalifa Haftar che ha annunciato giorni fa di voler rovesciare l’esecutivo sostenuto dalle Nazioni Unite. Anche Conte ha voluto inviare il suo personale messaggio all’esecutivo di Emmanuel Macron, affermando che “l’unica soluzione possibile della crisi è quella politica” e che “non ci sono interessi economici o geopolitici che possano giustificare scorciatoie militari”. “In più occasioni ho discusso il dossier libico con il presidente Macron”, ha ricordato il premier, sottolineando che “una Libia instabile non può soddisfare alcun interesse nazionale di nessun Paese”. E rilevando che “divergenze sul tema non solo appaiono illogiche, ma soprattutto non sono ammissibili”. Il premier ha ribadito che la linea italiana è quella del dialogo con tutte le parti in  causa, nel tentativo di raggiungere il prima possibile un accordo per la soluzione del conflitto: “Inclusività non significa ambiguità, o indecisione, bensì coerenza con un approccio che parte proprio dalla considerazione dei nostri interessi strategici e quindi dall’esigenza di garantire la stabilità della Libia”.

Meno diplomatici i messaggi che Salvini ha inviato al presidente francese. “E’ chiaro ed evidente che se la Libia salta, e stiamo lavorando affinché non accada e spero che i francesi stiano facendo altrettanto gettando acqua sul fuoco e non benzina della Total, ci sono dei sicuri terroristi che sono pronti a partire”, ha detto ospite al programma di Rai 1.

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