Le prime fiamme che hanno devastato Notre-Dame sono state avvistate in alto, scaturite forse da un’impalcatura montata di recente per dei restauri. Eppure non appena la macchina dei vigili del Fuoco francesi è partita, si è deciso di non utilizzare i Canadair, gli aerei che si vedono spesso in volo durante i grandi incendi boschivi. Il perché di questa scelta lo spiega a Ilfattoquotidiano.it l’ingegnere Alessandro Paola, vicario del Direttore centrale per le emergenze dei Vigili del fuoco italiani. “L’uso di mezzi aerei come i Canadair o gli elicotteri per il lancio di getti d’acqua su strutture del genere comporterebbe un sovraccarico di peso imprevedibile. Il rischio è che la cattedrale, già gravemente compromessa dall’incendio, possa crollare sotto il peso dell’acqua”.

I Canadair, infatti, come chiarisce Paola, sono in grado di trasportare fino a 5.500 litri d’acqua. Una quantità enorme, che “una volta rilasciata dall’alto e sommata alla sua stessa velocità di caduta, avrebbe un impatto devastante sull’edificio”. Per questo, aggiunge l’ingegnere, “non sono mai stati utilizzati per spegnere gli incendi degli edifici. In Italia questa procedura non è prevista”. Di fronte a un’emergenza come quella della cattedrale di Notre-Dame, però, l’ultima parola sul da farsi spetta comunque ai vigili del Fuoco. “In via di principio non può essere escluso alcun mezzo, ma chi è sul posto deve valutare la sicurezza dell’area circostante, dei colleghi al lavoro, ed effettuare un rapido rapporto dei costi e dei benefici. Bisogna mettere in conto quali possono essere le conseguenze”. Quel che è certo, però, è che finora un’operazione del genere non è mai stata fatta e per Notre-Dame avrebbe significato il colpo finale. “Vedendo le immagini in diretta sembra che la chiesa sia già molto compromessa a causa dell’incendio. L’aggravio strutturale causato dall’acqua potrebbe essere ancora più dannoso. Fossi io a decidere avrei forti dubbi sull’ipotesi di intervenire con i Canadair”, spiega il vicario per le Emergenze. “Questi aerei, anche se possono distribuire l’acqua su una superficie di 70-100 metri, sono utilizzati solo nel caso di incendi nei boschi, su terreni o in generale su aree all’aperto che non sono soggette a cedimenti”.

A suo parere, quindi, per salvare Notre-Dame non resta che continuare con il lavoro già iniziato dai colleghi francesi. “Bisogna cercare di contenere gli effetti dell’incendio e fare sì che sia limitato il più possibile. Non si possono spendere tutte le energie per salvare quello che ormai è destinato a crollare, ma concentrarsi per proteggere le parti ancora indenni della struttura arginando il fuoco”. Come? “Circoscrivendo l’incendio fino ad arrivare a un’area che possa essere considerata di sicurezza, al di là della quale il fuoco non riesce più a passare”. La pensa così anche Fabio Dattilo, capo del Dipartimento dei vigili del fuoco, il quale ha dichiarato all’Ansa che “è impossibile l’intervento degli elicotteri perché sarebbe inefficace” e ha ricordato come in Italia si sia già verificato un caso simile. “Anche il Teatro della Fenice a Venezia bruciò quando c’era un cantiere”.

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