Il terzo grafico espone la composizione percentuale delle varie tipologie di ricavi delle sei squadre. La voce più consistente sono i diritti televisivi (la riforma ha reso solo un po’ più equa la ripartizione), ricavi che incidono maggiormente per Napoli e Roma. Rimane alto il peso delle plusvalenze; ammontano a 94 milioni per la Juve (il 19%, mentre per la Lazio sono il 33%). Le plusvalenze sono una sorta (peraltro consentita) di artificio contabile  – realizzato tramite la continua compra-vendita dei calciatori spesso senza reali finalità sportive – che aiuta le società a far quadrare i conti: il fatto che se ne faccia uso in abbondanza è un segnale che il sistema-calcio sia in difficoltà.

I costi complessivi delle sei squadre sono aumentati di +10%, passando da 1.685 milioni a 1.854, quelli della Juve ammontano a 506 milioni. La Gazzetta segnala anche che a fronte della lievitazione di costi determinati dall’acquisto di Cristiano Ronaldo, l’indebitamento netto finanziario della Juve è arrivato alla fine dell’anno scorso a 384 milioni e ciò ha indotto la società a lanciare un bond internazionale di durata quinquennale di 175 milioni. Dubito che nessun’altra società abbia una struttura patrimoniale e un assetto societario atti a poter effettuare una simile operazione finanziaria!

Quale conclusione trarre? I dati confermano la tesi iniziale, la Juventus è una sorta di società modello, al pari dei più grandi club europei. Però ci si augura che, per il “bene” del sistema-calcio, aumenti la competitività fra le squadre, compito di cui si dovrebbe far carico il “governo” del calcio (Lega, Federazione).

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Serie A, la Juventus vince perché è una società modello

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