L’appuntamento è all’Hotel Gallia di Milano, 8 aprile. È lì che Matteo Salvini lancerà il manifesto programmatico dei sovranisti per il voto europeo del 26 maggio, dove la Lega – secondo le proiezioni degli ultimi sondaggi – uscirà dalle urne come secondo partito a Bruxelles, dopo la Cdu-Csu tedesca. Sperava che all’incontro ci fosse anche il premier ungherese Viktor Orban, suo alleato in chiave antimigranti ed eurocritica, che vorrebbe entrasse nel gruppo Enf (Europa delle Nazioni e della Libertà). Ma una fonte vicina al giornale Nepszava ha rivelato che il leader di Fidesz non vuole rompere con il Partito popolare europeo – dal quale è stato momentaneamente sospeso – e spera di evitare l’espulsione e anzi di spostare a destra il Ppe dopo le elezioni.

Come lui disertano l’appuntamento anche i nazionalisti del Partito della Libertà austriaco (FPOe), ha detto il capolista Harald Vilimsky, favorevole alla creazione di un unico gruppo parlamentare dei sovranisti europei nel prossimo Europarlamento. Per Vilimsky a rappresentare a Milano il gruppo sarà Salvini. Stessa cosa detta anche da Marine Le Pen, nel gruppo Enf con la Lega, anche lei assente. “È impegnata nella campagna elettorale – ha detto Alain Vizier, portavoce di partito Ressemblement national – questo fine settimana sarà in Bretagna, mentre la settimana prossima ha in agenda altri appuntamenti in Francia“. Contemporaneamente prosegue il dibattito sulle future alleanze a Bruxelles, in particolare all’interno del Ppe. Un dibattito che a casa nostra coinvolge l’eterno confronto interno al centrodestra, tra Lega e Forza Italia. A promuovere un’eventuale alleanza Ppe-sovranisti è stato Silvio Berlusconi, visto che moderati i socialisti, per governare, dovranno puntare all’alleanza con i liberali dell’Alde. Dall’altra parte l’obiettivo di Salvini, da sempre, è staccare i popolari dai socialisti. “Noi – ribadisce – vogliamo un’Europa completamente diversa rispetto a quella governata dal Ppe e Pse. Se i popolari e Forza Italia si sono accorti dell’errore fatto e guarderanno altrove ne siamo contenti” (sotto le proiezioni elaborate dal Parlamento europeo).

Presenti all’incontro di Milano anche il leader della destra radicale tedesca Afd, Joerg Meuthen, e rappresentanti del partito di estrema destra austriaca Fpoe. E pare che arriveranno anche le adesioni dello spagnolo Vox – il partito franchista di Santiago Abascal, che arriverà per la prima volta a Bruxelles dopo essere entrato col 10% dei voti nel parlamento regionale dell’Andalusia – degli olandesi di Forum for democracy e di due new entry: il Partito del Popolo Danese e i Veri Finlandesi. Dopo l’8 aprile Salvini potrebbe fare un tour europeo, andando in Francia, Germania e Austria, mentre nei paesi di frontiera della Ue, in quelli più piccoli, arriveranno video-contributi del leader italiano. Poi tra fine aprile e la prima settimana di maggio la seconda tappa verso l’Alleanza sovranista in Europa, sempre in Italia, con un evento in un grande teatro, con location ancora da stabilire. E lo stesso Salvini annuncia una grande manifestazione unitaria di chiusura a Milano, a Piazza Duomo, il 18 maggio.

Ma sul fronte delicatissimo delle alleanze in Europa scoppiano scintille con Giorgia Meloni, ricevuta a Varsavia dal leader del Pis Jaroslaw Kaczynski. Siedono entrambi nel gruppo Ecr, quello dei conservatori e riformisti, che raccoglie molte formazioni eurocritiche. Alla vigilia di questo incontro, Matteo Salvini ha implicitamente punzecchiato la leader di Fratelli d’Italia: “La differenza tra la Lega e altri – ha detto ieri il vicepremier – è che loro devono andare all’estero per cercare alleanze, la Lega fortunatamente invita in Italia altri movimenti europei”. Parole che provocano la reazione di Meloni: “Matteo Salvini un paio di mesi fa – ricorda la leader dalla Polonia è venuto a trovare Kaczynski chiedendo di fare un gruppo unitario. Una richiesta che poi non è andata in porto“.

In un clima di concorrenza senza esclusione di colpi all’interno del campo sovranista, Meloni ricorda sempre a Salvini che Fratelli d’Italia, non più di un mese fa a Roma, ha accolto “30 delegazioni da 18 Paesi europei per salutare l’ingresso di Fratelli d’Italia nella famiglia dei conservatori e riformisti”. Un modo anche per ridimensionare la portata dell’appuntamento di lunedì, quando il segretario federale leghista presenterà, insieme ad alcuni leader europei, la prima conferenza programmatica internazionale che aprirà la campagna elettorale.

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