Mike Manley non è tipo da fare sparate. Quindi l’espressione “performance francamente inaccettabile” a proposito della Maserati da lui pronunciata durante la presentazione dei conti 2018 fotografa la situazione effettiva del marchio del Tridente. Tutte le frecce del dossier Maserati sono puntate verso il basso: consegne ridotte del 28%; export verso la Cina più che dimezzato (da 16mila a 7.800 pezzi); margini ridotti al lumicino a poco più di dieci milioni al mese, dai quasi 50 mensili del 2017.

I numeri che fanno più male sono quelli delle fabbriche: prepensionamento per circa mille dei 5mila dipendenti e produzione ridotta a un solo turno in entrambi gli stabilimenti torinesi di Mirafiori (Levante) e di Grugliasco (Ghibli e Quattroporte). Il che significa grosso modo non più di 150 vetture al giorno per una produzione annua oscillante fra le 20 e le 30mila vetture.

Per provare a risalire la china Harald Wester, responsabile della Maserati, ha creato una nuova direzione, chiamata commercial, affidata a Jean-Philippe Leloup, proveniente dalla Ferrari. Sono cambiati anche i capi delle vendite in America, Europa e Cina. Parola d’ordine: assicurare alla Maserati quei livelli esclusivi di assistenza alla clientela che sono finora mancati. Wester nei giorni scorsi ha anche annunciato che nel giugno 2020 nello stabilimento di Modena partirà la produzione di una vettura sportiva della Maserati, probabilmente la coupé Alfieri (nella foto il concept, era il 2014, salone di Pechino), che dovrebbe essere assemblata anche in una versione totalmente elettrica.

Resta irrisolto il nodo della saturazione dei due stabilimenti torinesi, anche se su questo fronte qualcosa inizia a muoversi. Nei giorni scorsi a Mirafiori è stato aperto il Work Place Integration (Wpi), ovvero il capannone “segreto” dove viene progettata la nuova linea di montaggio della Fiat 500 elettrica. Modello che secondo le prime indiscrezioni dovrebbe essere assemblato in 40mila esemplari annui a partire dalla primavera del 2020. Produrre fianco a fianco il gigantesco Levante e la piccola 500e ha una sua logica, poiché quest’ultima sarà in realtà una vettura di lusso destinata alla nicchia del trasporto cittadino.

Sempre nel torinese, a novembre sono partiti i lavori di ristrutturazione edile degli oltre 300mila metri quadri coperti del vecchio stabilimento di Rivalta destinato a diventare il più importante centro europeo di distribuzione dei ricambi Fca per il marchio Mopar, di cui resta responsabile globale Pietro Gorlier cui Manley ha affidato la responsabilità di Fca in Europa. Ancora troppo poco per far superare ai torinesi la sgradevole sensazione di essere gli orfani più illustri lasciati da Sergio Marchionne.

@carblogger_it

Articolo Precedente

Renault e Huawei, due storie inquietanti in tempi di guerra commerciale

next
Articolo Successivo

Auto, le quattro cose che fanno paura della macchina che si guida da sola

next