Quarto giorno di proteste a Torino contro lo sgombero dell’Asilo occupato. Domenica gli anarchici hanno preso di mira il carcere ‘Lo Russo-Cotugno’, nel quartiere periferico delle Vallette, dove sono detenuti gli 11 arrestati per la guerriglia urbana che sabato ha devastato il centro. Hanno lanciato molotov contro il muro perimetrale e una bomba carta ha superato la cinta incendiando l’isola ecologica che si trova dentro il penitenziario, tra il padiglione b e il padiglione c, dove erano ammassati materassi, legnami, carta, pannelli in plexiglas e amianto. Si è sentita una grossa esplosione e subito dopo una nuvola di fumo si è alzata al di là delle mura. Il capannone a fianco, dove i detenuti seguivano un corso di panificazione, è poi crollato probabilmente per l’esplosione di bombole del gas utilizzate per l’attività lavorativa.

“Sono in atto accertamenti per capire chi è stato e perché ha causato questa atto folle e sconsiderato, ma intanto è andata in atto una rumorosa protesta dei detenuti, comprensibilmente preoccupati dalle fiamme e dal fumo”, spiega Vicente Santilli, segretario regionale per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe. “Il personale di Polizia è intervenuto prontamente, cercando di tranquillizzare i detenuti e dandosi da fare per spegnere le fiamme, alte e pericolose. La situazione è comunque monitorata e sotto controllo”.  Dopo l’intervento dei vigili del fuoco e del personale del carcere è stato accertato che uno dei capannoni del carcere ha riportato gravi danni.

Prima dell’assalto, gli antagonisti si sono trovati in corso Cirinnato per contrapporsi alla commemorazione delle foibe organizzata in zona da Casa Pound. Hanno tentato di raggiungere l’estrema destra ma, scortati a vista dalle forze dell’ordine in tenuta antisommossa, non ci sono riusciti. Quindi si sono mossi verso il carcere in solidarietà di quelli che il questore di Torino, Francesco Messina, ha definito “prigionieri”. In quattro giorni sono 20 le persone fermate, e oltre 200 quelle identificate.

Anarchici e polizia si fronteggiano da giovedì, giorno dello sgombero del centro sociale Asilo di via Alessandria dopo 24 anni di occupazione. “Era un covo di eversori, la base logistica di una cellula sovversiva“, è l’allarme lanciato dal questore, che si è detto “sorpreso” per la “solidarietà data agli insurrezionalisti da altri gruppi che non fanno parte della stessa area”. “C’erano – spiega il questore Messina – addirittura una consigliera comunale di Torino e una di Giaglione. C’erano centri sociali come Askatasuna e Manituana, i comitati No Tav, gli Studenti Indipendenti, oltre ad anarchici arrivati da tutta Italia e anche da Francia, Germania, Spagna, Croazia, Serbia – continua Francesco Messina – Questo il contesto in cui abbiamo operato”. Tra questi appunto anche gli attivisti di Askatasuna: “Se il questore Messina si ostina a definire ‘anacronistiche’ alcune esperienze politiche e sociali che si muovono in questa città, abbiamo visto in piazza una presenza giovanile ampia e generosa, decisa a difendere l’anomalia Torino”.

Il capo della polizia torinese però non si smuove. Per lui all’Asilo si trovavano “delinquenti che fanno della protesta il punto di partenza per la sovversione dell’ordine democratico”. Tra le azioni che gli anarchici di via Alessandria avrebbero messo in atto, anche “l’invio di decine e decine di ordigni esplosivi in tutta Italia”, ha spiegato, sottolineando la loro “preparazione militare“. Quanto a ulteriori risposte da parte degli anarchici, secondo il questore “non c’è dubbio che ve ne saranno: non faranno passi indietro perché sono ideologizzati e organizzati militarmente. Li affronteremo”. Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha chiesto la “galera per questi infami” e ha ribadito di voler chiudere “i centri sociali frequentati da criminali”.

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