Televisione

Sanremo 2019, Virginia Raffaele regina dell’Ariston: dopo l’apparizione importante del 2016, ora il gioco si fa duro

Oggi però, se verrà ripetuto il Sanremo tripartito 2018, ci sarà da condurre gara e serata. Misurarsi con le pause e l’alchimia di gruppo. Mostrare altro talento e ulteriore stoffa da commediante. Srotolare tutta l’esperienza da “vita quotidiana come rappresentazione” che ha appreso nella palestra non sense di Lillo &Greg: far credere quello che non è, depistare, fumo negli occhi con una freddura, poi colpire duro con una nuova “parodia”

di Davide Turrini

Una, nessuna, centomila Virginia Raffaele. La acciuffi come Belen Rodriguez (una copia carbone, mostruosa) e si trasforma in Michela Murgia (da notare più che il trucco la fissità corporea e di sguardo con cui la imita). La riconosci arcigna Bianca Berlinguer poi cambia d’abito diventando una focosa Roberta Bruzzone. Raffaele, romana, 38 anni, madre cavallerizza e acrobata, famiglia di circensi per decenni tra pantere e popcorn all’Eur, è l’asso di briscola nel mazzo di Sanremo 2019. Sul filo teso, sospeso nel vuoto, tra clown ed elefanti che guardano su per aria al minimo traballare, Virginia ci cammina con disinvoltura da tempo. Da donna a donna sfotte le sue prede. Trasfigurandole. Divorandole. Chi tocca muore. Nel senso che non c’è più. È sostituita dall’imitazione della Raffaele. Prendi ancora Belen. La commediante, show-woman, imitatrice (lei dice “parodista”) nemmeno deve più travestirsi e truccarsi. Le bastano un paio di sguardi, quattro parole e l’originale diventa una copia sdrucita. Ai più vecchi viene in mente la tecnica minuziosa tutta tic e dettagli da trasformazione totale di Alighiero Noschese. Per i giovani i paragoni sono più complicati. Emanuela Aureli, molto brava ma tutta orientata sulla performance nel tono di voce. Lucia Ocone, perfetta nei tempi comici, ma più imitatrice dell’uomo, pardon donna della strada. Raffaele è qualcosa di più sofisticato e spettacolare. Qualcosa che ricorda la disinvoltura sfacciata davanti alla telecamera di Anna Marchesini, o il solfeggiare leggiadro di Loretta Goggi quando si tratta di vittime da live canoro.

Eccola allora la ragazza cresciuta tra “il tagadà e la ruota panoramica”, scuola di teatro e una particina in Romanzo Criminale di Placido, lanciata dalla Gialappa’s, affermatasi con Quelli che il calcio. Quella “brava e perché no anche bella”, gambe sottili e affilate, statuaria di fianco al lungo Baglioni, che ricalca il palco sanremese dopo l’apparizione importante del 2016. Oggi però, se verrà ripetuto il Sanremo tripartito 2018, ci sarà da condurre gara e serata. Misurarsi con le pause e l’alchimia di gruppo. Mostrare altro talento e ulteriore stoffa da commediante.

Srotolare tutta l’esperienza da “vita quotidiana come rappresentazione” che ha appreso nella palestra non sense di Lillo &Greg: far credere quello che non è, depistare, fumo negli occhi con una freddura, poi colpire duro con una nuova “parodia”. Non saranno serate di censura, come capitò per la Virginia/Renata Polverini del Primo Maggio, ma le sue Nicole Minetti e Francesca Pascale ce le ricordiamo devastanti e pericolose. In fila, comunque, si presume, tutte le cantanti imitate negli anni. Facciamo Malika Ayane? O la Giusy Ferreri al citofono di Mai dire grande fratello? O ancora Patty Pravo, quella vera è in gara, la Mannoia o la Vanoni? Anche se a noi, davvero, piacque tanto la sofisticata posa silente di una inquietante Marina Abramovic. C’entra poco o nulla con Sanremo, ma chi ha mai sfidato in prima serata su Rai1 l’arte concettuale sul terreno nazionalpopolare in cui è più nuda?   

 

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