L’unico settore in tutta l’Italia dove esiste il conto vendita è l’editoria. Per chi non lo sapesse nel mondo dei libri funziona così: un editore stampa un libro, il quale attraverso una scheda viene proposto da un distributore alle librerie le quali lo prenotano. Facciamo finta che un editore riceva 3mila prenotazioni del suo nuovo libro dal costo di 10 euro, l’editore incasserà il 50% sul prezzo di copertina immediatamente. L’altro 50% sarà diviso tra distributore e libreria. Parliamo di un incasso di circa 15mila euro. Da questi soldi l’editore dovrà pagare il tipografo, la redazione, l’anticipo all’autore, le tasse e tutto il resto.

Fin qui sembrerebbe tutto normale, negli altri settori, l’imprenditore guadagna sottraendo ai 15mila euro le varie spese, ma in editoria non funziona così. Perché dopo circa sei mesi, le librerie possono rendere le copie non vendute al distributore il quale chiederà all’editore un rimborso sull’incasso di 15 mila euro. Succede per esempio che sulle 3mila copie prenotate (magari davvero venissero prenotate 3 mila copie di un libro) 2 mila tornino indietro all’editore. Per il distributore un reso del 35% sulle prenotazioni è un reso basso. Moltiplicate quanto appena descritto per otto, dieci, dodici titoli l’anno e vi renderete conto da soli che per un editore è praticamente impossibile capire quando sta guadagnando e quando no.

Questo meccanismo scatena una corsa alla novità. Perché per ripianare i debiti di un titolo andato male l’editore è costretto a stampare un nuovo libro per incassare altri 15mila euro. Chi ci guadagna in tutto ciò è sempre la distribuzione che indipendentemente dal successo di un volume incassa a prescindere. L’editoria è l’unico settore in Italia dove chi rischia incassa sul distribuirlo e guadagna sul venduto. Questo sistema editoriale riempie gli scaffali di novità. I librai (che come precedentemente spiegato non acquistano fisicamente una copia ma la tengono sui propri scaffali per un certo numero di mesi) rischiano poco e riempiono la propria libreria con centinaia di titoli che non conoscono, che non sanno consigliare, perché mal che vada lo rispediscono al mittente.

In Italia ci sono 5mila punti vendita, circa 3500 librerie (alcune di queste specializzate) e il resto cartolibrerie. 5 mila punti vendita su 8 mila Comuni. Circa il 27% degli italiani, uno su quattro abita in un Comune senza una libreria. Ventitré milioni di papabili lettori senza un luogo dove comprare libri. I 5 mila punti vendita sono invasi da 60 mila novità l’anno. Stiamo parlando di cifre astronomiche 130 milioni di volumi stampati dei quali 65 milioni restano invenduti. Sessantacinque milioni di libri che tornano indietro all’editore, stampati inutilmente, molti dei quali non possono essere stipati nei magazzini per due motivi:

1. Molti editori non hanno magazzini e quindi mandano al macero le copie

2. Questi resi vanno a bilancio e sono drammi dal punto di vista fiscale.

Quindi mi metto nei panni di un editore che stampa 3mila copie, ne incassa il distribuito di 15mila, poi ne restituisce 10mila. Ai 5mila restanti bisognerà sottrarre svariate spese. Su cinque euro di incasso a libro all’editore potrebbero rimanere anche 1,5 euro. Come fa un editore a resistere in tutto questo trambusto economico? La risposta chi scrive non la conosce. Ma per certo sappiamo che la distribuzione classica è morta. Le schede promozionali sono morte, le recensioni dei libri sul cartaceo sono morte, le email promozionali sono morte. Oggi si può sopravvivere solo grazie a una promozione artigiana, o meglio umana.

Oggi ci sarebbe bisogno innanzitutto di meno libri in libreria e di librai che conoscono bene ciò che vendono e non solo ciò che viene richiesto da lettori consumatori. Librai capaci di essere aghi della bilancia, capaci di proporre qualità. Oggi c’è bisogno di saltare la distribuzione, almeno per la piccola editoria. Di avvicinare editori e librai indipendenti. Di ridurre la filiera. Ci sarebbe bisogno di un portale dove piccole case editrici e librerie possano incontrarsi, dove avvenga istantaneamente un acquisto, un trasferimento di soldi, un portale che faccia guadagnare il 50% agli editori e il 50% alle librerie. Che dia respiro a un settore nella morsa della grande distribuzione che ha poco interesse a vendere i libri, meglio movimentarli così si guadagna di più.

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