Il Grand Hotel et Des Palmes, uno degli alberghi storici di Palermo, sarà riqualificato. Ad annunciarlo è lo stesso fondo Algebris Npl II, del finanziere Davide Serra, amico di Matteo Renzi. Contestualmente la proprietà annuncia anche “la chiusura dell’albergo e la cessazione dei rapporti di lavoro in essere”. Licenziati quindi i dipendenti (una trentina) che hanno ancora in corso con i sindacati le procedure per eventuali riassorbimenti.
Il fondo aveva acquistato la proprietà a novembre da Acqua Marcia Turismo Srl, in liquidazione, e da Amt Real Estate Spa, entrambe in concordato preventivo, per 12 milioni di euro. Ma il perfezionamento della vendita si è concluso solo recentemente.
“Il progetto di riqualificazione – si legge in un comunicato diffuso da Algebris – ha l’obbiettivo di conferire nuovo vigore alle ricchezze del patrimonio architettonico dell’hotel, nel rispetto della normativa e degli obblighi imposti dalla Sovraintendenza, attraverso il restauro degli elementi con carattere storico e di pregio, nonché puntuali interventi di adeguamento normativo. Il progetto punta alla trasformazione del Grand Hotel et Des Palmes in un albergo a cinque stelle di lusso con ristoranti e un’area relax che possano costituire interesse e attrattiva sia per la ricettività alberghiera del complesso sia per la città di Palermo”. “La realizzazione del progetto – conclude la nota – creerà nuove opportunità di lavoro e restituirà alla città di Palermo uno dei gioielli del suo patrimonio architettonico”.
L’edificio liberty, quindi, chiuderà i battenti per un tempo indefinito. Il palazzo, divenuto hotel solo nel 1907, è famoso per essere stato il crocevia di intrighi del potere, trame della mafia, scandali della politica e avventure di persone stravaganti. Nel 1943 venne requisito dalla Marina americana e diventò il centro direzionale di operazioni di intelligence ma anche di relazioni opache con personaggi della mafia siculo-americana. Qui Vito Genovese incontrava Charles Poletti, capo degli affari civili dell’amministrazione militare alleata. E qui sarebbe venuto, nel 1946, appena espulso dagli Stati Uniti come “indesiderabile”, il boss Lucky Luciano in compagnia della giovane amante Virginia Massa. Luciano sarebbe tornato nel 1957 per partecipare al vertice della mafia che decise i suoi nuovi assetti mondiali e l’eliminazione di Albert Anastasia. In una sala dell’hotel si ritrovarono con Luciano anche personaggi come Joe Bonanno, Carmine Galante, Santo Sorge, Frank Garofalo, Vincenzo Rimi, Cesare Manzella, Rosario Mancino.
Tra gli anni Cinquanta e Sessanta le sale dell’hotel sono state testimoni delle trame della politica culminate con la caduta del governo di Silvio Milazzo. La crisi esplose quando un deputato Dc, Carmelo Santalco, portò in aula la registrazione, fatta in segreto in una stanza dell’albergo, di un colloquio per la compravendita di un voto di fiducia. Fino ad oggi poi le stanze dell’albergo sono state frequentate da artisti del calibro di Renato Guttuso e Giorgio De Chirico. Da ultimo l’acquisto da parte del fondo di Serra per meno della metà del prezzo iniziale.