I terremoti che hanno sconvolto l’Italia negli ultimi anni sono diventati occasione di arricchimento per molti imprenditori. L’emergenza, allentando le maglie dei controlli, ha favorito una corruzione ancora più inaccettabile, se mai si possa fare una classifica del livello di indignazione. La protagonista di questa storia è Sara Vegni che, dal basso, ha trovato un modo efficace di lavorare per la trasparenza, per rispondere alla domanda che con più rabbia viene pronunciata fra le case disabitate e i cantieri a distanza di anni: “Come sono stati usati tutti quei soldi?”.

Sara ha 35 anni, è nata a L’Aquila ed è qui che oggi abita in una casetta in periferia. Ma nel 2009 viveva e lavorava a Roma, quando ci fu il terremoto che le impose di tornare nella sua terra per dare una mano. Perciò si licenzia e diventa attivista per il collettivo 3e32, dedicandosi alla sorveglianza di quanto stava avvenendo nella sua città: fondi stanziati e spesi senza alcuna informazione alla cittadinanza e soprattutto senza la sua partecipazione. Nel mare di nebbia che avvolge lo stato dei cantieri e l’uso dei fondi, lei è una forza della natura, che lotta per accendere una luce continuando a chiedere instancabilmente ciò che spetta alla cittadinanza: informazione e trasparenza. Diventa così brava in questo che Action Aid  la assume per un progetto di Open data che è attivo anche sugli altri terremoti avvenuti successivamente nel centro Italia come quello che ha distrutto Amatrice o Accumuli. Sara, fra le tante cose, organizza delle “scuole” di monitoraggio civico dedicate ad attivisti e comitati

Gli inviati di Riparte il futuro, la community digitale italiana che da anni si batte per sconfiggere la corruzione nel nostro paese, hanno incontrato 12 italiani under 40, che hanno deciso di resistere nel paese più corrotto d’Europa, sfidando con coraggio l’immobilità del sistema con attività imprenditoriali, proteste e persino opere d’arte. Le loro storie sono pubblicate ogni due giorni anche su ilfattoquotidiano.it.

Guarda le puntata precedenti:
Nicoletta Scimeca, che a Caccamo, a 17 anni, ha detto no al pizzo
Gli archeologi che dicono no alle mazzette sui cantieri
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