Mentre talk show, “approfondimenti” serali e pomeridiani (tutti), titoli in prima pagina, commenti e analisi del 90% della stampa nazionale si sono concentrati a dipingere i dioscuri-barbari di governo con “le braghe calate” e “il cappello in mano davanti agli odiosi burocrati di Bruxelles“, a enfatizzare la sciaguratezza della manovra, a vaticinare l’inesorabile tracollo del M5S divenuto “servo” di Matteo Salvini, a paventare il prossimo rientro di Alessandro Di Battista, quasi fosse un pericoloso latitante, i sondaggi con tutta la loro vera o presunta inaffidabilità continuano a confermare la fiducia del 60% degli italiani nel governo “del cambiamento”.

Inoltre, e non si tratta di un dettaglio di poco conto né di un dato scontato, sempre secondo la rilevazione Emg Acqua del 20 dicembre per Agorà su Rai 3, il 44% degli italiani considera l’accordo con la Ue una vittoria dell’esecutivo; quanto alla progressiva e inesorabile ascesa della Lega a scapito del M5S, il partito di Salvini pur essendo sempre primo si assesterebbe al 31,4%, mentre i grillini dopo un prolungato ridimensionamento rispetto al risultato del 4 marzo sarebbero in risalita con il 27,9%. E  anche rilevazioni risalenti a due giorni prima con la trattativa ancora in corso, quando c’era una gara tra media e “oppositori” nel dipingere con grande pathos l’imminente Apocalisse data come inevitabile, sia Swg per il Tg La 7 sia Demopolis attestavano la somma dei consensi per i due partiti di governo al 59%, mentre Pd e Fi arretravano rispetto al 10 dicembre.

Per la folta schiera dei cultori dell’Apocalisse – che, costretti a salutarla, hanno prontamente ripiegato sul mantra della “manovra dettata da Bruxelles”, come se non fossero responsabili o sostenitori del pareggio di bilancio in Costituzione imposto dall’Europa – il consenso che continua a registrarsi a favore del governo giallo-verde si spiega in modo fin troppo elementare: con la propaganda e la demagogia irresponsabile degli “untori” della “infezione italiana in Europa”. Come per esempio ammoniva fin dall’estate Andrea Bonanni dalle pagine di Repubblica e corrispettivamente con il tasso di credulità e acriticità dell’elettorato di riferimento del SalviMaio, che con particolare riguardo agli elettori del M5S – essendo speculari agli eletti – sarebbe rappresentato da “gente senza arte né parte”, che non ha nulla da perdere e dunque pronta a credere a qualsiasi fola.

Anche se il M5S non ha portato a casa tutto l’elenco della corposa lista esibita da Luigi Di Maio, ha comunque conseguito degli obiettivi che sembravano insperati e irrealizzabili fino a poco tempo fa: primo fra tutti il cosiddetto Spazzacorrotti che introduce misure repressive, ma prima ancora preventive, individuate e caldeggiate dai magistrati di Mani Pulite già all’indomani di Tangentopoli, e che se fossero state introdotte a tempo debito avrebbero contribuito in modo sostanziale anche a ricostruire la fiducia perduta di molti cittadini e investitori onesti che si sono allontanati dal nostro Paese e ridotto drasticamente il costo insostenibile dei reati contro la Pa.

Gli italiani, elettori o meno della maggioranza giallo-verde, con buona pace dei cosiddetti opinionisti-denigratori di chi non vota i vecchi arnesi ancora in pista, non sembrano sensibili solo alla presunta “carità per fini elettoralistici” del reddito di cittadinanza e alle sparate sulla flat tax prima versione. Infatti, secondo un sondaggio di Demopolis, hanno apprezzato nel suo insieme il ddl anticorruzione (favorevole il 68%), che prevede tra l’altro l’introduzione anche per i reati di corruzione dell’agente sotto copertura e lo stop alla prescrizione dalla sentenza di primo grado. Inoltre l’80% degli intervistati condivide il Daspo a vita per i corrotti.

Meglio sarebbe stato aver potuto evitare la corsa contro il tempo e “l’approvazione infinita” tra Natale e Capodanno di una manovra travagliata per motivi obiettivi, “tecnici” e politici inestricabilmente intrecciati tra loro con tanti commi, riscritture e richieste di modifiche incrociate.

Però credo che si debba rimanere alla sostanza e tenere sempre in debito conto ciò che non va mai dimenticato e cioè che – sottolinea Barbara Spinelli nell’intervista al Fatto di sabato 22 dicembre – l’Europa pretendeva un deficit all’1,6% del Pil e “si opponeva alle politiche espansive e di solidarietà volute dal governo”, le sole che “possono evitare le rivolte sociali. E la manovra italiana è un primo passo”.

Stando alle rilevazioni sembra che i cittadini italiani in larga parte abbiano capito e assennatamente apprezzato, nonostante il bombardamento mediatico dei cultori-propiziatori dell’Apocalisse, sia i provvedimenti sul fronte della legalità e della trasparenza, sia il difficile equilibrio conseguito con la manovra: che consiste nel risultato non scontato di “aver evitato le conseguenze altamente punitive di una procedura d’infrazione senza eliminare le misure cruciali”.

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