Piace a due italiani su tre, ma quel terzo evidentemente o è un avvocato penalista o fa parte del Csm.  Cresce l’attenzione sul ddl Anticorruzione, approvato in via definitiva e in attesa della firma del capo dello Stato. Secondo un sondaggio dall’istituto Demopolis, che ha analizzato l’opinione dei cittadini dopo il via libera al provvedimento da parte della Camera il 18 dicembre scorso, la riforma è gradita dal 68% degli italiani. Il daspo per corrotti e corruttori addirittura dall’80%. Secondo la rilevazione, tra l’altro, “solo” il 20% degli intervistati giudica negativamente il disegno di legge (il 12% non lo sa), mentre appena il 9% è contrario alle norme che introducono l’incapacità a vita di contrattare con la pubblica amministrazione e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per i pubblici ufficiali. 

Attesa per la promulgazione – Inotra appena una persona su dieci – tra quelle intervistate risulta convinta che il fenomeno della corruzione sia oggi in Italia meno grave rispetto ai giorni di Mani Pulite. Insomma la riforma che punta a colpire i reati dei colletti bianchi e introduce termini più stringenti sui soldi ai partiti (qui le principali norme introdotte) sembra essere molto popolare. Anche per questo motivo cresce l’attesa per la decisione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a cui spetta l’ultimo atto prima della promulgazione. Nella serata di ieri il Csm ha approvato un parere critico – a maggioranza e non all’unanimità – sul provvedimento, in particolare avanzando rilievi sulle norme relative alla prescrizione e quelle sul daspo a vita per i corrotti, cioè proprio la parte della riforma che piace maggiormente agli italiani secondo il sondaggio di Demopolis.

Avvocati penalisti: “Mattarella non firmi” –  Al Quirinale, tra l’altro,  è arrivato anche un appello dell’Unione camere penali, sottoscritto anche da 110 professori di diritto, in cui si invita il Capo dello Stato a valutare “i profili di incostituzionalità” proprio della disposizione con lo stop alla prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Insomma i penalisti chiedono a Mattarella di non firmare la legge. Non è la prima volta che al Colle vengono avanzate richieste simili ma “il Presidente della Repubblica -come ha ricordato lo stesso Mattarella sin dai primi mesi del suo mandato- può soltanto chiedere un riesame quando riscontri un chiaro contrasto con la Costituzione”.  Cosa che finora è avvenuta solo una volta dalla sua elezione al Colle: era il 27 ottobre dello scorso anno, e Mattarela fece rinviare alle Camere la legge sulle mine antiuomo, avendo ravvisato nel provvedimento “evidenti profili di illegittimità costituzionale“. Sull’anticorruzione, però, è probabile che si arrivi ad una promulgazione in quanto non emergerebbero rilievi tali da giustificare una richiesta di riesame al Parlamento. Senza che questo naturalmente impedisca la possibilità di sollevare successivamente questioni di legittimità costituzionale davanti alla Consulta.

Il Csm si spacca sul parere critico – Proprio su questo punto ha discusso il plenum del Csm, che si è spaccato sull’approvazione di un parere critico. I tempi del Parlamento sono stati più brevi di quelli del Consiglio e il fatto che il voto sia arrivato mezza giornata dopo quello della Camera è stato motivo di polemica interna. Un parere reso a legge già fatta (anche se non ancora promulgata) per alcuni va oltre il perimetro delle competenze del Consiglio. Secondo Fulvio Gigliotti, laico indicato dal M5S, che ha anche sollevato una questione pregiudiziale in proposito, è “un atto assolutamente intempestivo e tutt’altro che consultivo”. Stesso giudizio dal collega Filippo Donati: “Quello che andiamo ad approvare non è più una parere sul ddl, ma un commento critico su una legge approvata dal parlamento. Chiedo: possiamo farlo? Il Csm ha ruolo consultivo anche sulle leggi?”. Ragionamento opposto quello del togato Corrado Cartoni (Magistratura indipendente): “Se il parere del Csm è previsto, perché il legislatore approva la legge prima?”. Anche per questi motivi il testo del parere non ha raccolto l’unanimità: è stato approvato a maggioranza con 17 voti, 3 i contrari e 3 gli astenuti. Hanno votato a favore i togati, tranne Piercamillo Davigo e Sebastiano Ardita,  i laici di Forza Italia, Alessio Lanzi e Michele Cerabona, ed Emanuele Basile della Lega.

Il testo del parere: Davigo vota contro – Il parere di Palazzo dei Marescialli critica la sospensione della prescrizione dopo il primo grado di giudizio, senza gli ulteriori interventi, che però sono stati annunciati dal ministro Alfonso Bonafede. Evidenzia “il rischio di un effettivo allungamento dei processi” con “importanti ricadute anche sulla posizione delle vittime di reato”. Per quanto riguarda le operazioni sotto copertura, chiede “un confine netto con la contigua e non ammissibile figura dell’agente provocatore“. Che però non è stata inclusa nel ddl. Il parere del Csm rileva poi problemi di costituzionalità sul ‘daspo‘, “in riferimento alla necessaria prospettiva rieducativa della pena”. Tra le posizioni favorevoli alla riforma c’è quella di Davigo: “È inutile fingere di non vedere: un sistema serio è un sistema che non ha né amnistiaprescrizione. Come si fa a dire che se la prescrizione viene bloccata si allungano i processi? Vediamo atteggiamenti dilatori continui. Per quanto mi riguarda non esistono né governi amici né nemici, ma la prescrizione fa disperdere enormi energie all’apparato giudiziario e di questo dobbiamo occuparci”.

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