Opere pubbliche per un miliardo di euro e illeciti nelle procedure di affidamento. E’ una potenziale polveriera l’inchiesta che la Procura di Gorizia e la Guardia di Finanza stanno conducendo e che ha portato quattrocento finanzieri del Comando Regionale Friuli-Venezia Giulia a effettuare centinaia di perquisizioni non solo nel Triveneto, ma in 14 regioni italiane. Nel mirino decine di enti pubblici, società e abitazioni di soggetti indagati.

L’elenco delle procedure di affidamento è lunghissimo. Si va dalla manutenzione e costruzione di strade, autostrade, ponti, viadotti, cavalcavia, sottopassi, gallerie. Ma anche piste aeroportuali, edifici, opere fluviali e di sistemazione idraulica, acquedotti, gasdotti, opere marittime e lavori di dragaggio. E per finire impianti di bonifica e protezione ambientale.

Il lavoro investigativo è enorme perché punta a ricostruire le catene di appalti e subappalti e verificare la regolarità di circa 150 procedimenti di aggiudicazione delle opere pubbliche, riferite a gare indette negli anni 2015/2018. Queste le regioni coinvolte: Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Trentino Alto-Adige, Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Puglia, Lazio, Campania, Sicilia, Sardegna.

Cosa cercano i finanzieri? “Prove in ordine ad accordi tra imprese diretti alla preordinata spartizione delle opere nell’ambito di più complessive alleanze tra società” è stato spiegato in una conferenza stampa a Gorizia. Erano presenti il procuratore di Gorizia, Massimo Lia, il sostituto Valentina Bossi, il comandante della Finanza della Regione Friuli, generale Giuseppe Bottillo e il comandante provinciale di Gorizia Giuseppe Antonio D’Angelo.

Le società avevano realizzato una fitta rete di comunicazione. Conoscevano, in tal modo, “le rispettive intenzioni di partecipare o meno ad una gara piuttosto che ad un’altra, ovvero ad un lotto piuttosto che ad un altro nell’ambito delle medesime gare d’appalto”. Inoltre si comunicavano “l’entità e/o i contenuti delle offerte da formulare in modo da permettere di volta in volta all’impresa individuata e facente parte della ‘cordata’ di riferimento di aggiudicarsi l’appalto alle condizioni più favorevoli”. La costituzione di questi cartelli alterava la libera concorrenza tra i partecipanti e dava assicurare maggiori possibilità di aggiudicarsi un appalto.

Dalle indagini emergerebbe una ragnatela inquietante, un vero sistema dell’intrallazzo. Sono stati costituiti associazioni e raggruppamenti temporanei soltanto sulla carta. Sono stati utilizzati contratti di subappalto per quote superiori al limite normativo del 30%, ovviamente in cambio di percentuali di guadagno. Si cercano anche le prove di falsi nell’indicazione documentale di dotazioni logistiche e strumentali, così da alterare a proprio vantaggio il punteggio tecnico che veniva attribuito dalle commissioni aggiudicatrici.

I risultati dell’istruttoria in alcuni casi sono già avanzati e hanno portato a scoprire frodi con l’utilizzo di materiali non certificati, difformi da quelli dichiarati e in quantitativi inferiori rispetto a quelli richiesti e fatturati. L’inchiesta ha preso avvio dai controlli riguardanti un appalto relativamente modesto a Gorizia, il rifacimento della pavimentazione di corso Italia per 3 milioni di euro, aggiudicato a una società di Bari. I lavori erano stati poi eseguiti da due imprese venete che avevano ricevuto una percentuale, in violazione del limite dei subappalti del 30 per cento. Da lì l’inchiesta si è estesa a macchia d’olio. Il nome “Grande Tagliamento” dato al blitz sintetizza una grande spartizione di lavori da realizzare sia a destra che a sinistra del fiume che divide il Friuli dal Veneto.

L’elenco dei reati contestati va dall’associazione a delinquere alla turbativa d’asta, da inadempimenti e frodi in pubbliche forniture, dai subappalti in violazione di legge alla concussione, ovvero somme di denaro o altre utilità pretese da pubblici ufficiali. Non è facile districarsi nel ginepraio delle 120 società e dei 220 soggetti, in 14 regione italiane, oggetto delle perquisizioni. Sono coinvolti praticamente tutti gli aeroporti del Nord Est e le società pubbliche e private che si occupano della rete viaria, in particolare delle autostrade.  Alcune procedure di affidamento si riferiscono a opere da realizzare in diverse aree colpite dal sisma del 2016 nel centro Italia, tra cui “Norcia”, “San Benedetto”, “Tre Valli Umbre”.
Questa l’elenco dei principali enti pubblici interessati all’inchiesta:

Commissario Delegato per l’emergenza della mobilità riguardante la A4 (tratto Venezia – Trieste) ed il Raccordo Villesse – Gorizia;

Autovie Venete s.p.a., concessionaria delle tratte autostradali comprese tra la tangenziale di Mestre e Sistiana, tra Palmanova e Udine, tra Portogruaro, Pordenone e Conegliano, tra Villesse e Gorizia;

Autostrade per l’Italia s.p.a., concessionaria di numerose tratte autostradali tra cui la Venezia / Belluno e la Udine Sud / Tarvisio;

Friuli-Venezia Giulia Strade s.p.a., società che si occupa della gestione e manutenzione delle strade regionali del Friuli Venezia Giulia;

Veneto Strade s.p.a., società che cura la manutenzione delle strade regionali e provinciali del Veneto;

Anas s.p.a., concessionario della rete stradale nazionale;

Concessioni Autostradali Venete s.p.a., concessionario del passante di Mestre, della tangenziale di Mestre e del raccordo con l’aeroporto Marco Polo di Tessera;

Commissario Delegato per l’Emergenza determinatasi nel settore del traffico e della Mobilità nel territorio delle province di Treviso e Vicenza, titolare della realizzazione della Pedemontana Veneta;

Aeroporto Friuli-Venezia Giulia s.p.a., società che gestisce il “Trieste Airport”;

Aer Tre s.p.a., società che gestisce l’aeroporto “Canova” di Treviso;

Save s.p.a., società che gestisce l’aeroporto “Marco Polo” di Venezia;

Aeroporto “Valerio Catullo” di Verona Fillafranca s.p.a., società che gestisce lo scalo aeroportuale veronese;

Aeroporto “Guglielmo Marconi” di Bologna s.p.a., società che gestisce lo scalo aeroportuale bolognese;

Regione Friuli-Venezia Giulia, competente tra l’altro per le opere di costruzione, ampliamento, ristrutturazione e manutenzione dei porti e degli approdi marittimi, nonché per le concessioni di ghiaia;

Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale, società deputata alla gestione del Porto di Trieste;

Consorzio per lo sviluppo economico del Monfalconese, competente tra l’altro sul porto di Monfalcone.

Tutte le società citate in diverse note sottolineano di essere parte offesa. In particolare Autostrade per l’Italia sottolinea che “la cui procedura di aggiudicazione per quanto riguarda Aspi, peraltro, avviene tramite una commissione di gara nominata dal ministero delle Infrastrutture e trasporti, come previsto dalla normativa vigente. La società resta a disposizione degli organi inquirenti per fornire il massimo supporto e collaborazione”. Anche Anas, nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Gorizia su alcune irregolarità in appalti pubblici, sottolinea in una nota che “sta offrendo piena collaborazione alle forze dell’ordine che conducono l’indagine e precisa di essere parte offesa”.

Articolo aggiornato alle 18.21 da redazione web

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