In Regione Lazio cambiano i regolamenti ma restano conflitti d’interesse e le solite persone. Come ad esempio l’attuale segretario generale della giunta, uscito dalla porta e rientrato dalla finestra. Tutto è cominciato nel 2016 quando, a seguito di un richiamo della Corte dei Conti, in Regione si è dovuta cancellare la figura del segretario generale (nomina politica), che risultava essere un duplicato del capo di gabinetto. Con immotivato aumento di spesa e, secondo l’Autorità nazionale anticorruzione, con illegittime ingerenze nella selezione dei dirigenti interni per gli incarichi apicali. Così la figura di segretario generale fiduciario, allora ricoperta da Andrea Tardiola (scelto da Zingaretti nel 2013) fu cancellata e, nella stessa legge di abrogazione, ricostituita in una nuova figura dal nuovo nome: segretario generale della giunta regionale, a capo di tutta l’amministrazione.

Con il passaggio da ruolo fiduciario ad amministrativo, si è dovuta indire una selezione per la nomina del nuovo segretario generale. L’istruttoria delle domande presentate dai candidati è stata fatta dal direttore del personale Alessandro Bacci, selezionato anch’esso in passato dalla giunta regionale per tale incarico sulla base della valutazione istruttoria effettuata proprio da Tardiola, quando il suo ruolo di segretario generale era ancora di natura fiduciaria. E, sarà un caso, ma il vincitore del concorso come nuovo segretario generale, stavolta in ‘veste’ amministrativa, è stato proprio il dirigente esterno all’amministrazione regionale Tardiola. “Battendo la concorrenza di numerosi dirigenti, anche interni, molto più titolati ed esperti di lui” sottolinea Roberta Bernardeschi, segretario regionale della Fedirets DirerLazio, sindacato dei dirigenti regionali. Una vicenda che sembra rivelare un evidente conflitto d’interesse. Non l’unico, però, perché anche altri soggetti approdati in Regione con incarichi fiduciari hanno beneficiato di questa situazione.

Nei primi tre anni (2013-2016) da segretario generale per chiamata diretta, Tardiola aveva scelto a sua volta, per occupare incarichi negli uffici che dipendevano da lui, alcuni collaboratori esterni, chiamando anche loro senza un concorso, sulla base di un rapporto fiduciario, e affidandogli strutture dirigenziali dipendenti dalla politica. Il tutto con una retribuzione di 115mila euro lordi all’anno. Tra questi ci sono Paolo Iannini (responsabile Agenda digitale e Open government) e Claudio Canetri (responsabile della Struttura tecnica permanente per le funzioni di programmazione, valutazione e controllo). Quando poi Tardiola è diventato segretario generale amministrativo, Iannini si è candidato come responsabile della direzione regionale Programmazione economica e Canetri come direttore della direzione regionale Audit Fesr, Fse e Feasr (fondi strutturali europei): si tratta di incarichi da 155mila euro lordi annui ciascuno, più la retribuzione di risultato.

Entrambi hanno ottenuto l’incarico battendo i candidati concorrenti e superando la selezione. A valutarli, però, è stato lo stesso Tardiola, ovvero colui che in precedenza li aveva scelti come propri collaboratori di fiducia. “Tardiola – spiega la Bernardeschi – ha attribuito a entrambi il punteggio massimo per tutte le competenze previste con un chiaro eccesso di discrezionalità a scapito di alcuni candidati interni che presentavano curriculum più adeguati. È evidente che Tardiola avrebbe dovuto astenersi dal valutarli – prosegue la Bernardeschi – visto che in passato li aveva avuti alle proprie dipendenze, chiamati e scelti da lui. Questo mi sembra un altro chiaro conflitto d’interesse. Inoltre, come risulta al sindacato dopo un accesso agli atti, Tardiola presenta un altro più eclatante conflitto d’interessi, infatti ha valutato negativamente altri candidati nelle stesse selezioni pubbliche che con lui hanno un contenzioso giudiziario pendente inerente gli incarichi da lui ricoperti. Un conflitto d’interesse al cubo – è la denuncia della sindacalista – che abbiamo segnalato senza ottenere risposte alla prima commissione del consiglio regionale, che ha funzioni di sindacato ispettivo, alla Corte dei Conti, all’Anac, all’ispettorato nazionale del Lavoro e anche al direttore del personale Bacci, che in teoria dovrebbe intervenire”.

Ilfattoquotidiano.it ha chiesto chiarimenti alla Regione Lazio in merito all’intera vicenda, ma non ha ottenuto alcun riscontro. I conflitti d’interesse in questione vanno segnalati al responsabile anticorruzione regionale. Chi è? Sempre Tardiola, nominato da Nicola Zingaretti dopo che il governatore aveva rimosso da tale incarico Pompeo Savarino, reo di essersi rifiutato di firmare il provvedimento di nomina di un commissario, colpevole di aver dichiarato il falso, in un ente vigilato dalla Regione Lazio. Il sindacato in teoria quindi dovrebbe denunciare Tardiola a Tardiola.

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