Carla Padovani, la capogruppo del Partito Democratico in Consiglio comunale a Verona, è stata sfiduciata dagli altri membri dell’assemblea che, adesso, ne chiedono le dimissioni. La decisione dei dem di Palazzo Barbieri arriva il giorno dopo le polemiche nate dal voto di Padovani in favore della mozione antiabortista sostenuta dalla Lega e dal Sindaco, Federico Sboarina.

Secondo i consiglieri Pd Elisa La Paglia, Stefano Vallani e Federico Benini, “la posizione di adesione alla mozione espressa dalla capogruppo è inaccettabile. Crediamo che la consigliera Padovani non sia più compatibile con il ruolo di capogruppo, pertanto ne chiediamo formalmente le dimissioni”.

“Tale mozione – aggiungono i tre consiglieri – mistifica principi e risultati della legge 194, che ha svolto e svolge un ruolo fondamentale nell’emancipazione non solo della donna ma della società italiana intera. Tenta in modo strumentale di colpevolizzare la figura della donna riconducendo la dolorosa scelta dell’aborto all’origine del processo di calo demografico del Paese. Attacca gratuitamente la credibilità di presidi di salute fondamentali come i consultori e ospedali. Bolla come ‘uccisioni nascoste’ lo scarto di embrioni in uso nelle tecniche di procreazione medicalmente assistita. Strumentalizza la funzione di un consiglio comunale chiamato ad amministrare le risorse pubbliche e non a fare propaganda”. “Per tutti questi motivi – concludono – crediamo che la consigliera Padovani non sia più compatibile con il ruolo di capogruppo di una forza che vuole essere d’alternativa e sconfiggere i beceri populismi, pertanto ne chiediamo formalmente le dimissioni”.

Padovani, in un’intervista sul Corriere di Verona, difende la sua posizione sostenendo di non essere l’unica, all’interno del partito, a  condividere certe posizioni: “La vita va difesa universalmente, non sto a guardare di che colore siano le mozioni che lo fanno. So che nel Pd ci sono molte persone che condividono la mia opinione. L’articolo 2 del codice etico del Pd parla chiaro e prevede la libertà di coscienza. Quella che io ho applicato giovedì sera”. Poi vuole puntualizzare di essere e rimanere “anti-salviniana” e giudica prematura una riflessione sulle proprie dimissioni: “Le dimissioni? E’ una domanda prematura. Intanto controllerò che quando la mozione diventerà esecutiva i fondi vadano a varie associazioni, non solo a quelle integraliste vicine al consigliere Zelger”. E il consigliere leghista Alberto Zelger le sue posizioni le ha ribadite a La Zanzara, su Radio 24: “L’aborto non è un diritto, è un abominevole delitto. Il mio esempio è la Russia di Putin, dove gli aborti sono scesi da quattro milioni l’anno a due con sussidi alla maternità. Sono contrario all’aborto, del tutto in linea con la posizione del ministro Fontana. Significa uccidere un bambino nella pancia della mamma”.

La senatrice del Pd ed ex ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, sostiene che la linea del partito sulla 194 sia chiara e non soggetta a interpretazioni, ma non condivide un’eventuale espulsione di Padovani, anche se la capogruppo, dice, dovrebbe dimettersi: “Chi rappresenta il Pd nelle istituzioni, a qualsiasi livello, deve essere garante delle scelte condivise del partito. E la linea del Pd sulla legge 194 è chiara, nitida e non si presta a interpretazioni. Trovo invece sbagliata, proprio per le ragioni costituenti del nostro partito, la richiesta avanzata da alcuni dell’espulsione della Padovani dal partito. Gli iscritti al Pd, la loro pluralità culturale, rappresentano un valore importante e costituiscono la grande ricchezza della comunità Dem. La scelta dell’espulsione sarebbe un errore grave che riporterebbe la sinistra ad epoche da dimenticare. Ma il Pd ha anche, su molte questioni di fondo, una sua specifica identità valoriale. Una identità nitida che ci differenzia da partiti conservatori o di destra. Per questo io penso che la capogruppo del Pd in consiglio comunale a Verona, Carla Padovani, si debba dimettere”.

Nella polemica interviene anche il senatore della Lega, Simone Pillon, che dice di non comprendere l’indignazione dei rappresentanti Dem: “Dopo aver letto la delibera – ha dichiarato -, posso dire che non capisco davvero perchè indignarsi se il comune scaligero, nel pieno rispetto della legge decide di aiutare le donne in difficoltà a proseguire la gravidanza. A norma di legge dovrebbero farlo tutti i comuni. Sbaglio? Nell’art. 1 della 194/1978 lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite. Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite”.

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