Daspo a vita per i corrotti, agenti sotto copertura, ma anche i pentiti di corruzione e la confisca anche ai prescritti. Sono gli elementi nuovi contenuti nel disegno di legge del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che, dopo un confronto nel vertice di maggioranza di oggi, andrà in consiglio dei ministri giovedì o venerdì per l’approvazione da parte del governo. Nel testo arrivato a Palazzo Chigi si prevede dunque la nascita di un nuovo articolo del codice penale, il 323 ter, secondo il quale non sarà punibile chi permetterà agli inquirenti di venire a conoscenza di un reato contro la Pa chi non è ancora indagato, a patto che non siano già passati sei mesi dalla commissione del reato e se “mette a disposizione” o indica dove recuperare i soldi. L’altro aspetto, come scrive l’edizione di oggi del Fatto Quotidiano, è invece che la confisca dei beni esisterà anche all’estinzione del reato che potrebbe essere prodotta da un’amnistia o da una prescrizione.

La causa speciale di non punibilità
È al primo comma – secondo quanto risulta al fattoquotidiano.it – che si introduce una “causa speciale di non punibilità nel caso di spontanea, tempestiva e fattiva collaborazione” per corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità, traffico di influenze illecito, corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio e peculato, concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità, corruzione e istigazione alla corruzione di membri della Corte penale internazionale e degli organi delle Comunità europee e di funzionari delle Comunità europee e di Stati esteri. L’idea del legislatore è di unire in qualche modo la ratio “che ispira la legge sul whistleblowing” per tentare di contrastare la corruzione e prevenirla insieme a quelle che vengono “definite investigative speciali” ovvero l’agente sotto copertura. Esistono giò forme di premialità e non punibilità nel diritto tributario e nell’ambito della tutela della concorrenza. Ma vale la pena ricordare che l’articolo 112 della Costituzione che il pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale e quindi l’inserimento di una causa speciale in questo senso potrebbe scontrarsi con un dettame di rango costituzionale. La bozza prevede anche un argine a eventuali strumentalizzazioni come nel caso di chi voglia “denunciare un rivale”: la causa di non punibilità non si applica quando vi è prova che la deuncia sia stata premeditata rispetto alla commissione del reato.

Salvini: “Lotta senza quartiere a mafie e corruzione, ma si è innocenti fino a terzo grado”
Una “lotta senza quartiere alla corruzione e alle mafie” promette il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini che tuttavia aggiunge un “ma”: “Bisogna stare attenti – dice a Radio Anch’io, su Radio1 – a garantire che fino al terzo grado di giudizio si è innocenti, processi sommari non sono da Paese civile. E chi corrompe nella pubblica amministrazione deve pagare di più perché lo fa a spese degli italiani”. Un’espressione di prudenza che ricorda quanto avevano raccomandato nei giorni scorsi fonti governative non meglio specificate citate dall’Ansa: la legge, era stato detto, “andrà studiata per evitare forzature controproducenti”. Dal ministero della Giustizia la risposta era stata altrettanto risoluta: “O il ddl passa così o si va a votare. Cosa siamo venuti a fare al governo altrimenti?”.

Di Maio: “Agenti sotto copertura? Me lo hanno chiesto gli imprenditori onesti”
Del ddl ha parlato oggi anche l’altro vicepresidente, Luigi Di Maio, che ha ricordato l’introduzione dei poliziotti infiltrati e sotto copertura. “I primi a chiedermelo sono stati gli imprenditori onesti che vogliono che un prenditore disonesto non debba più mettere mano negli appalti dello Stato – dice Di Maio a Radio Radicale – Sono leggi di civiltà. La lotta alla corruzione i permette anche di risparmiare soldi per un Paese che perde decine di miliardi l’anno su questo capitolo. Se non c’e merito in Italia è anche perché c’è corruzione“.

Tra i sei articoli del disegno di legge c’è anche un’altra novità, un provvedimento chiesto da tempo dalla magistratura: sparisce il reato di millantato credito e viene potenziato il traffico di influenze, introdotto dal governo Monti con la legge Severino del 2012, che sanziona il pubblico ufficiale “a disposizione” del corruttore non solo per un fatto specifico. Cosa cambia? La pena attualmente è da uno a 3 anni e il reato non è intercettabile. Nel disegno di legge del governo si prevede di cancellare il millantato credito (che ha una pena da 1 a 5 anni) e di alzare la pena del traffico di influenze (da 1 a 5): l’effetto sarà che per questo reato si potranno usare le intercettazioni. Infine sarà eliminata la procedibilità solo a querela della corruzione tra privati.

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