“Stavo camminando per la strada come ogni giorno e ho incrociato un uomo che mi ha rivolto dei versi a sfondo sessuale, umilianti e degradanti. Ho risposto ‘chiudi quella bocca’ e lui mi ha gettato un posacenere in faccia, senza colpirmi, poi mi ha inseguita e mi ha dato uno schiaffo”. Marie Laguerre è un’ingegnere civile di 22 anni e nell’arco di una settimana è diventata un’icona della lotta contro le molestie sessuali.

Il suo è solo l’ennesimo caso di approccio non richiesto che migliaia di donne subiscono almeno una volta nella vita: un ragazzo che fischia per attirare l’attenzione di una passante, un altro che elogia delle belle gambe dal finestrino di un’auto ferma al semaforo, uno che non può vivere senza sapere il nome di una sconosciuta e per questo la rincorre fino a casa. La differenza è che la molestia di Marie è stata filmata dalle telecamere di sorveglianza di un locale in Boulevard 20, nel 19° arrondissement di Parigi, davanti al quale si trovava a passare in pieno giorno. “Il video – spiega Marie a IlFattoQuotidiano.it – dimostra che non si tratta di corteggiamento o seduzione, ma di umiliazione e dominazione. E’ la prova che se diciamo no possiamo essere picchiate o peggio”.

Il giorno dopo l’aggressione, la ragazza ha diffuso il filmato sul suo profilo Facebook raccontando in un post l’accaduto: “Pubblicarlo era prima di tutto il mio personale modo di esprimere rabbia per ciò che ritenevo ingiusto” . L’impatto è stato virale. In poche ore è stata contattata da centinaia di persone che le scrivevano da Inghilterra, Spagna, Colombia, Brasile, Russia, Congo, Iraq e le tv di tutto il mondo l’hanno cercata perché rilasciasse delle dichiarazioni.

“Questo – dice Marie – la dice lunga sulla portata di questo problema: è enorme ed è dappertutto”. La conferma viene dall’Italia: circa una settimana dopo l’episodio di Parigi, una donna di 25 anni è stata aggredita nella stazione sotterranea di Porta Garibaldi, a Milano, mentre rientrava dal lavoro. Si è salvata perché ha utilizzato lo spray urticante per mettere in fuga il suo aggressore. “Dirsi che viviamo in un mondo egualitario – dice Marie – è bendarsi gli occhi e mentire. La realtà è che noi donne abbiamo paura. Questo ci stressa, incide sul nostro comportamento, ci rende insicure ed è terribile”.

Approfittando dell’attenzione mediatica, nei giorni successivi all’aggressione Marie con l’aiuto di un avvocato e di alcune femministe ha creato #NousToutesHarcèlement , una piattaforma online da cui è possibile inviare testimonianze anonime di molestie subite non necessariamente per strada ma in qualsiasi luogo, e non solo verbali. In quattro giorni ha ricevuto oltre 800 messaggi. L’obiettivo è simile a quello di Ti racconto la mia, l’iniziativa de IlFattoQuotidiano.it contro le molestie sul lavoro: mantenendo l’anonimato delle vittime, condividerne le storie per raccontare l’ampiezza del fenomeno e far capire l’urgenza di agire.

A distanza di una settimana dall’aggressione della 22enne, il governo francese ha approvato una legge che prevede sanzioni fino a 750 euro per chi molesta una donna per strada, ma per Marie la norma è insufficiente: “E’ certamente un bene che il governo agisca, ma vedere applicata questa misura è irrealistico. Perché il colpevole sia multato dev’essere colto in flagrante: bisognerebbe avere poliziotti in ogni angolo della città e ammesso che ci fossero, sarebbe comunque difficile per le forze dell’ordine distinguere cosa è una molestia e cosa non lo è”.

Per Marie il problema è molto più radicato e la soluzione è educare i bambini fin dalla prima infanzia alla parità: “Bisogna fare campagne di sensibilizzazione, formare professionisti fra medici e forze dell’ordine, insegnare a scuola che gli insulti sessisti sono intollerabili”. Così ha lanciato una petizione online al ministro delle Pari opportunità Marlène Schiappa affinché incrementi le risorse destinate all’Istruzione: in meno di 48 ore, la petizione ha superato le 4.400 firme.

Oltre che dalle donne, Marie ha ricevuto messaggi di solidarietà da decine di uomini: “In molti si sono scusati perché non avevano mai riflettuto su quanto fosse grave la situazione. I maschi non lo capiscono perché non lo vivono. Secondo me – e non è un’accusa – il problema è anche che troppo spesso le parole di una donna non sono prese sul serio: quando racconta una molestia le si dice che esagera, o che mente. Purtroppo è una questione di mentalità e sono stata fortuna ad avere un video che prova che dico la verità”.

L’aggressore di Marie è ancora a piede libero. E’ stata aperta un’inchiesta, ma al momento dei fatti nessun testimone ha chiamato le forze dell’ordine, così la polizia sta ancora indagando per identificarlo. “I testimoni hanno fatto del loro meglio per difendermi – racconta lei – ma nemmeno io ho pensato a chiamare la polizia e non li biasimo per questo”.

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