“Ero a 20 metri dal ponte quando c’è stata quell’enorme esplosione“. All’ospedale di Cesena dove è ricoverato, Riccardo Muci è diventato per tutti “un eroe” e ha ricevuto la visita del premier Giuseppe Conte, al quale ha raccontato l’inferno vissuto lunedì sotto il cavalcavia della A14 a Bologna, quando la cisterna che trasportava Gpl è esplosa. “Appena sceso dall’auto – ha detto – ho subito capito quello che stava per succedere, c’era un odore inconfondibile nell’aria. Non potevo lasciare che le auto continuassero a circolare e così ho fatto mettere la volante di traverso, per bloccare l’accesso alla strada in entrambe le direzioni”. Ma non solo. “A piedi mi sono spostato verso il ponte, c’erano persone che scattavano foto e facevano video e ho cominciato ad urlare dicendo di allontanarsi”.

“Io sono Riccardo, sono un poliziotto e ho fatto solo il mio lavoro. Mi lusinga l’appellativo di eroe ma sono sicuro che qualunque altro poliziotto o carabiniere che si fosse trovato in quella situazione avrebbe fatto quel che ho fatto io: cercare di garantire la sicurezza dei cittadini”. Originario di Copertino in provincia di Lecce, 31 anni, in servizio al commissariato Santa Viola di Bologna, per Muci quella di ieri era una giornata come le altre. “Ero con il mio collega, come capo equipaggio della volante, ed eravamo impegnati in un regolare servizio di controllo del territorio a Borgo Panigale – racconta – Poi abbiamo visto da lontano tutto quel fumo sulla tangenziale e ci siamo avvicinati. Abbiamo chiamato la centrale operativa, che era già stata informata della situazione, e abbiamo fornito tutti i particolari che riuscivamo a vedere dalla nostra posizione, per dare quanti più elementi possibile alle squadre di soccorso”. Ed è quello il momento in cui l’intuizione di Riccardo salva probabilmente decine di vite.

Poi Riccardo Muci ricorda solo una gigantesca onda d’urto che lo ha fatto volare di alcuni metri e un calore folle che gli ha sciolto la maglietta ignifuga. “Con l’adrenalina in corpo – racconta ricostruendo gli istanti successivi – sono riuscito ad alzarmi e con la schiena bruciata ho continuato a far allontanare la gente. Il mio collega mi ha gettato dell’acqua sulla schiena e insieme a lui e ai carabinieri di Borgo Panigale siamo riusciti a portare i feriti nella caserma dell’Arma”. E poi? “Quando è finita l’adrenalina il dolore si è fatto sentire e sono crollato”. Si è risvegliato in ospedale, dove oggi il premier gli ha stretto la mano. “Avevo capito che la situazione era molto grave – ripete – e il mio primo pensiero è stato quello di mettere in sicurezza le persone. Ho fatto il mio lavoro”.

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