Nella pubblica amministrazione a volte non tornano i conti. In senso letterale. È quanto accaduto alla Asl Roma 5, dove nelle valutazioni di un concorso per direttore di Unità operativa complessa (Uoc), un candidato, alla voce “titoli di carriera”, ha ottenuto un punteggio complessivo pari a 25. E fin qui nulla di strano. Alle quattro singole voci che compongono la valutazione complessiva, però, il punteggio attribuito è sempre lo stesso: zero. “Questo perché dagli atti non risulta quale struttura semplice o complessa abbia diretto in passato il candidato, al contrario di altri concorrenti” sottolinea un funzionario di lungo corso della Asl che preferisce mantenere l’anonimato. Tradotto: per la Asl, la somma di quattro zeri equivale a 25. E così Alberto Perra (questo il nome del candidato) ha vinto il concorso in questione, diventando nel novembre 2016 direttore Uoc igiene e sanità pubblica della Asl Roma 5.

Nulla di strano o illegale secondo Giuseppe Quintavalle, commissario della Asl Roma 5 dallo scorso gennaio, ma anche direttore generale della Asl Roma 4: “La Commissione, sia nel caso del dirigente in questione sia degli altri candidati, non ha riportato il punteggio in modo analitico laddove questo fosse comunque superiore al massimo attribuibile di 25 punti”. Il Fatto Quotidiano, tuttavia, ha potuto visionare anche la scheda di valutazione della seconda classificata, anch’essa con un punteggio superiore ai 25 massimi stabiliti per la sezione “titoli di carriera”. La versione di Quintavalle è smentita: alle singole voci, infatti, viene specificato che la candidata ha maturato 4,40 punti come direttore Uoc, 19,32 come direttore Uos (Unità operativa semplice), zero per gli incarichi di alta specialità e 4 come dirigente: totale 27,72. Per lei la scheda di valutazione è così trasparente che viene specificata anche la sottrazione di 2,72 punti per arrivare alla quota massima di 25. Per Perra (che secondo le dichiarazioni del Commissario ha superato i 25 punti) non solo non è specificata neanche una eventuale sottrazione, ma ci sono solo quattro zeri alle singole voci ed un bel 25 alla voce “totale titoli di carriera”. Una differenza di trattamento che ha portato la seconda classificata a presentare a febbraio 2017 un ricorso al Tribunale amministrativo, trasferito poi per competenza al Tribunale del Lavoro e notificato ovviamente alla Asl Roma 5. Il ricorso verrà discusso il prossimo gennaio.

Pochi mesi dopo il concorso, l’azienda sanitaria lo ha promosso anche direttore del dipartimento di Prevenzione, in barba alla legge che richiede almeno 5 anni di anzianità di funzione, che Perra non ha avuto il tempo di maturare. Un incarico di prestigio e delicato perché il dipartimento è una struttura organizzativa che ha al proprio interno più unità operative complesse che Perra dovrebbe governare e coordinare: si tratta di igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro, di igiene epidemiologia e sanità pubblica, di igiene e sicurezza alimentare e via discorrendo. Il commissario della Asl Roma 5 ha sottolineato che l’incarico è stato affidato a Perra successivamente alle dimissioni del direttore precedente, incarico quindi affidato esclusivamente sotto forma di “facente funzioni del direttore di dipartimento di Prevenzione. Attualmente – ha proseguito Quintavalle – si sta procedendo a mettere in atto le procedure per la individuazione dei relativi direttori titolari di dipartimento secondo la normativa di settore”. Una scelta singolare visto che “in azienda – ha spiegato il funzionario Asl – ci sono due direttori che avrebbero tutti i requisiti di legge per dirigere il dipartimento Prevenzione, uno lo ha anche già fatto in passato”. Il quadro è questo: Perra dirige questo dipartimento, ma se domani la Asl decidesse di indire un concorso per un nuovo direttore, non potrebbe neanche parteciparvi per mancanza di anzianità professionale nel settore in questione.

Perra, oltretutto, ha vinto il concorso non potendovi neanche partecipare. Leggendo le carte, infatti, si legge che il candidato è “colpevole di una serie di omissioni formali nella domanda di partecipazione al concorso che, di fatto, l’avrebbero dovuta rendere nulla”, prosegue il funzionario Asl. Tra le omissioni principali figurano “il documento quali quantitativo previsto nel bando – ha spiegato il funzionario – delle attività svolte negli ultimi 10 anni, firmato dal capo dipartimento della struttura che le presiede. Inoltre non risulta agli atti nessuna dichiarazione che attesti che il servizio che ha prestato all’estero sia stato riconosciuto dal ministero della Sanità o dalle singole regioni di riferimento. Tra l’altro il candidato non possedeva nemmeno il requisito minimo dell’anzianità di servizio di 10 anni, visto che Perra – ha concluso – non avendo la specializzazione nella disciplina di igiene, epidemiologia e sanità pubblica, per partecipare al concorso doveva avere questa competenza come condizione necessaria all’ammissione”.

Il commissario Quintavalle ha assicurato che il candidato possedeva tutti i requisiti richiesti per partecipare al concorso “come si evince dalle autocertificazioni e dal curriculum allegati alla domanda”. Nessuna spiegazione sui documenti mancanti citati e nessuna richiesta della documentazione originale per verificare la genuinità delle autocertificazioni del candidato. Verifica che sarebbe necessaria visto che nel bando, come in qualsiasi inerente un concorso pubblico, viene specificato che “la mancata sottoscrizione o la omessa indicazione anche di un solo requisito richiesto per l’ammissione determina l’esclusione dalla selezione”. Verifica doverosa anche per il ricorso della seconda classificata. Il Fatto Quotidiano ha chiesto chiarimenti anche allo stesso Perra che però ha preferito non rispondere.

Riceviamo e pubblichiamo 
In relazione all’articolo, si sottolinea che il Commissario Straordinario ASL Roma 5, alla richiesta di chiarimenti in merito al concorso di Direttore di Unità Operativa Complessa tenutosi nel 2016, inviata da questo Quotidiano ha risposto sollecitamente con comunicazione del 17 luglio scorso, astenendosi da qualsiasi commento personale stante a tutt’oggi la pendenza di un giudizio innanzi al Tribunale Civile Sez. Lavoro di Tivoli.

Il Commissario ha rilevato altresì la sussistenza di un provvedimento giudiziario che ha rigettato la richiesta di adozione di misure cautelari e urgenti come l’annullamento degli atti della procedura selettiva evidenziando, di conseguenza, l’inesistenza di qualsiasi pregiudizio per l’ Amministrazione. 

Nel merito, relativamente all’ammissibilità del Dirigente al concorso e al punteggio attribuito ai titoli di carriera, a cui fa riferimento l’articolo pubblicato, il Commissario – non essendo in carica all’epoca dell’espletamento del concorso che risale all’anno 2016 e quindi alla precedente Direzione Generale – non ha espresso alcun giudizio personale e ha esclusivamente constatato le risultanze dei lavori degli Uffici preposti.

Il Commissario Straordinario
Dott. Giuseppe Quintavalle

Ringraziamo il dottor Quintavalle per la precisazione, tuttavia Ilfatto.it ricorda a lui oltre che ai lettori che tutte le dichiarazioni tra virgolette riportate nell’articolo sono quelle testuali che lo stesso commissario ha scritto in un’email in risposta alle sollecitazioni del cronista, dovute a completezza e correttezza. Se poi quelle dichiarazioni tra virgolette contengano o meno giudizi di merito potranno giudicarlo i lettori.

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