Il sovranista Matteo Salvini, già padano e ora tricolore, ha proclamato a Pontida: “Mi fa schifo solo il pensiero dell’utero in affitto e di bambini in vendita nel centro commerciale” promettendo di difendere il diritto dei bambini ad avere una madre e un padre, si intenda: tranne quelli che sono sui barconi, che per lui non hanno neppure il diritto alla vita.

A differenza di Salvini, io affermo che due donne o due uomini debbano essere rispettati come genitori, di figli naturali o aprendo le adozioni alle coppie unite civilmente, ma nel contesto del no alla surrogazione di maternità. In Italia noi abolizioniste siamo state accostate proprio a Salvini, Mario Adinolfi e in genere ai tradizionalisti, ma questo è dovuto al vile silenzio sulla gpa di tanta sinistra nostrana, troppo ansiosa di aderire alla versione liberale di libertà, secondo cui tutto si può vendere e comprare, purché in un quadro di regole (possibilmente leggere) del gioco economico. Il risultato della sinistra prona al mercato è nelle urne.

Alcuni gay pride, ad esempio Trento e Roma (per fortuna non tutti), hanno rivendicato apertamente il diritto alla gestazione per altri (gpa) come fosse autodeterminazione. Il mio pensiero, che condivido con tante femministe dentro e fuori ArciLesbica, è che l’autodeteminazione non c’entri nulla con la gpa, la quale è invece un nuovo promettente mercato dove esseri umani divengono materie prime e prodotti. I favorevoli alla gpa (e alla prostituzione) condannano il mercato nero e invocano regolamentazioni garantiste ma regolamentare sarebbe dare una veste legale alla riduzione dell’umanità femminile a corpo di servizio riproduttivo in favore di committenti paganti. Per inciso, annoto che Salvini è favorevole alla regolamentazione della prostituzione, come i teorici del “sex work is work“, io preferisco Julie Bindel che afferma che “l’interno del corpo di una donna non è un posto di lavoro”.

La libera scelta individuale non è argomento sufficiente per giustificare la rinuncia a diritti fondamentali: nel caso della gpa, la gestante devolve per contratto ai committenti la titolarità della decisione sull’interruzione di gravidanza, cui molto spesso si ricorre per le gravidanze plurigemellari (causate dall’impianto di ovociti estranei alla gestante, una pratica pericolosa per la salute, dettata dalla volontà di impedire che lei reclami diritti di madre). La regolamentazione della gpa è giustizia patriarcale, che dà il primato al patrimonio genetico. È interesse di tutti coloro che hanno a cuore l’umanità difendere il limite dell’indisponibilità al mercato. Seguendo la logica dell’astratta libertà individuale si apre alla “libera rinuncia” a altri diritti fondamentali e ai diritti umani.

La sinistra antiliberista in Spagna e in Francia lo sa: Podemos e France insoumise sono contrarie alla gpa perché vogliono un mondo diverso, dove gli esseri umani non sono cose, dove le parole hanno ancora significato e “altruismo” non include rimborsi per guadagni non conseguiti, dove la gravidanza non può diventare contratto né tecnica medica, ma è processo vitale che impegna mente e corpo di una donna attraverso cui tutti veniamo al mondo. Purtroppo in Italia una sinistra senza più identità tace, ma confido che la sua rinascita partirà anche da rifiuto dell’utero in affitto.

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