Lo avevano detto chiaramente e pubblicamente a dicembre scorso in un incontro con Tito Boeri: “I parlamentari non sono uguali agli altri cittadini”. E partendo da quel presupposto oggi che il loro privilegio viene toccato dopo anni di polemiche, minacciano di chiedere i danni direttamente a chi approverà il provvedimento. Insomma la Casta minaccia rappresaglie. Sono gli ex parlamentari che ancora ricevono i vitalizi calcolati su base retributiva e non contributiva come tutti gli altri e che, alla notizia della presentazione della delibera che impone la stretta, dichiarano guerra: “E’ una vendetta politica”, hanno detto in una conferenza stampa, “un attacco frontale allo Stato di diritto”. E mentre la presidente del Senato Elisabetta Casellati avverte che nell’altro ramo del parlamento sarà un’altra partita, perché “perplessa nel toccare diritti acquisiti”, L’associazione degli ex ha infatti inviato a tutti i membri dell’Ufficio di presidenza della Camera una diffida stragiudiziale a non approvare la delibera, con la minaccia di un’azione civile e amministrativa per danni rispetto alla quale risponderebbero personalmente e patrimonialmente ciascun membro dell’ufficio di Presidenza, compreso il presidente Roberto Fico.

Il provvedimento che prevede un risparmio circa di 40 milioni all’anno, è stato incardinato a Montecitorio mentre è bloccato a Palazzo Madama. “Ho visto che già chi sta minacciando”, ha replicato il vicepremier Luigi Di Maio, “ma noi a queste minacce siamo abituati dagli ultimi sei anni. Quelli sono privilegi rubati non diritti acquisiti e la smettano con le minacce, è uno schiaffo alla miseria fare ricorsi e protestare perché ti tolgo un vitalizio di 6-7000 euro quando sei stato tre giorni in Parlamento”.

La pensano diversamente gli ex parlamentari. L’obiettivo finale del provvedimento, ha detto il presidente Antonello Falomi, “è mettere mano alle pensioni degli italiani”: “Ci batteremo in tutte le sedi per impedire che questo obbrobrio costituzionale venga perpetrato”. Secondo l’ex parlamentare “sventolare lo scalpo dei vitalizi” in vista di futuri appuntamenti elettorali rappresenta “una gigantesca presa in giro degli italiani, a cui si sta vendendo una merce propagandistica avariata“. La delibera illustrata dal presidente della Camera, ha spiegato, “è un monumento alla illegalità costituzionale” perché “non si può applicare retroattivamente” il metodo contributivo introdotto dalla legge Dini del 1996 “a persone che sono andate in pensione prima di questa legge”. Falomi ha aggiunto: “Siamo stati ricevuti dal presidente della Camera e dai collegi dei questori di Camera e Senato” ma “con una interlocuzione pari a zero: i nostri argomenti sono stati semplicemente ignorati”. “Abbiamo chiesto di disporre di tutta la documentazione istruttoria” ma, ha lamentato l’ex esponente di Rifondazione Comunista, “non ci è stato dato il più piccolo pezzo di carta. La ‘scatoletta di tonno’ che doveva essere aperta è rimasta ben chiusa”. Tuttavia, ha proseguito, “abbiamo saputo del parere negativo degli uffici parlamentari competenti” sul tentativo di ricalcolo dei vitalizi col metodo contributivo. La delibera, ha rincarato Falomi, “è peggio della legge Richetti” ed è stata scritta “sotto la dettatura del presidente dell’Inps Boeri”: “Un’operazione vergognosa che interviene nella vita delle persone in un’età fragile”, ha sottolineato citando i casi di alcuni ex parlamentari ultranovantenni che, in caso di via libera finale alla delibera, si vedranno decurtare drasticamente l’assegno. Per Falomi l’obiettivo dei promotori della delibera (su tutti il M5s, che ha fatto dell’abolizione dei vitalizi il proprio cavallo di battaglia) “è chiarissimo: mettere mano alle pensioni degli italiani. Noi siamo solo il cavallo di Troia. Stanno eseguendo alla lettera i dettami dei poteri forti”. A Falomi si è accodato Giuseppe Gargani, il quale ha comunicato di aver inviato ai membri dell’Ufficio di Presidenza di Montecitorio una diffida formale stragiudiziale per “mettere in chiaro” le loro responsabilità “personali e patrimoniali” in caso di approvazione del provvedimento: “Faremo ricorso in sede interna”, ha detto Gargani, ma “valuteremo anche altre strade” perché “l’Ufficio di Presidenza risponde personalmente delle sue decisioni”.

SENATO, LA FRENATA DELLA CASELLATI – La presidente del Senato Elisabetta Casellati auspica “soluzioni condivise” sul taglio dei vitalizi agli ex parlamentari, dicendo di avere “qualche perplessità sul fatto di poter incidere sui diritti acquisiti“. Il taglio dei vitalizi “significa incidere sullo status di persone che magari oggi possono avere anche un’età rilevante e che si trovano improvvisamente ad avere uno stipendio magari inferiore al reddito di cittadinanza“, ha detto a margine della sua visita a Washington. Il tema, ha spiegato, “deve essere ripreso anche al Senato perché sarebbe stravagante che la Camera operasse in un modo e che la stessa situazione non si verificasse nell’altro ramo del Parlamento. Ci sarà comunque al mio rientro uno scambio di opinioni con il presidente Fico perché a me piacerebbe che ci fossero soluzioni condivise su questo come su altre cose”.

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