Al gip di Milano, la città dove era stato arrestato, aveva detto di non volere rispondere chiedendo, invece, di essere interrogato dai pm di Roma. Poco dopo le ore 16, quindi, è cominciato l’interrogatorio in carcere del costruttore Luca Parnasi, ex presidente del gruppo Euronova, l’impreditore al centro dell’inchiesta della procura capitolina sul nuovo stadio della Roma. Assistito dagli avvocati Emilio Ricci e Giorgio Tamburrino, il costruttore avrebbe risposto alle domande dei pm.

Nei suoi confronti il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Barbara Zuin contestano all’imprenditore, tra gli altri, il reato di associazione a delinquere finalizzato alla corruzione. Secondo la procura, per superare gli ostacoli burocratici e arrivare all’approvazione del progetto Parnasi avrebbe promesso a politici e funzionari denaro, lavori e assunzioni. Nove le persone coinvolte nell’inchiesta accusati a vario titolo di associazione a delinquere, corruzione, traffico di influenze, frodi fiscali, finanziamenti illeciti. Il gruppo Parnasi avrebbe messo in atto una corruzione che la gip Maria Paola Tomaselli definisce “sistemica“. Per arrivare all’approvazione del progetto dello stadio, Parnasi si sarebbe servito tra gli altri dell’avvocato Luca Lanzalone che per la giunta Raggi seguiva la trattativa sulla modifica del piano e che in cambio dell’aiuto fornito avrebbe ricevuto incarichi e consulenze del valore di 100mila euro.

Lanzalone è ai domiciliari con l’accusa di corruzione: per lui, infatti, il gip ha respinto l’istanza di scarcerazione presentata dall’avvocato Giorgio Martellino. Nel motivare la decisione il giudice afferma, sostanzialmente, che per il legale di Genova non sono mutate le esigenze cautelari.  Il tribunale del Riesame, invece, si è riservato di decidere in merito alle istanze di scarcerazione avanzate da Gianluca Talone, Simone Contasta, Giulio Mangosi, Nabor Zaffiri, manager Eurnova, tutti accusati di associazione a delinquere. Si tratta di persone legate al costruttore Parnasi.

È stato posto ai domiciliari, invece, Luca Caporilli, sempre del gruppo Parnasi, che nel corso di un interrogatorio con i pm ha fatto ammissioni sulla dazione di denaro ad un funzionario pubblico. L’obbligo di firma è stato imposto all’ex assessore regionale del Pd, Michele Civita, che era finito ai domiciliari. Aver chiesto aiuto per mio figlio è stata una leggerezza compiuta in buona fede. Ho chiesto se era possibile intervenire per mio figlio tre mesi dopo che era concluso l’iter della conferenza dei servizi. Non ho mai violato la legge, le decisioni della conferenza di servizio erano pubbliche”, aveva detto l’esponente del Pd davanti al gip durante l’interrogatorio di garanzia.

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