“Piersanti, si chiamava Piersanti“. Così, alzando il tono della voce, Graziano Delrio ha ripreso il premier Giuseppe Conte, che nel suo intervento alla Camera durante la votazione della fiducia all’esecutivo, citando il fratello del presidente Sergio Mattarella assassinato dalla mafia, lo ha definito “un congiunto” del capo dello Stato. “Si chiamava Piersanti“, ha scandito l’ex ministro dem tra la standing ovation dei deputati Pd. Le parole del premier sono state criticate anche sui social, dove centinaia di utenti hanno polemizzato sulla mancanza di memoria storica e ricordato come il 6 gennaio del 1980 fosse stato proprio il presidente della Repubblica a soccorrere per primo il fratello ucciso dalla mafia. E in molti hanno aggiunto, rivolgendosi al nuovo esecutivo, che “prima di riscrivere la storia, bisognerebbe almeno conoscerla“.

Sul caso è intervenuto anche il senatore Pd Ernesto Magorno, che consiglia a Conte “un corso accelerato e intensivo di storia moderna (…) bastano due parole ‘il congiunto del presidente Mattarella’ per riportarci drammaticamente alla realtà di un governo che passerà alla storia per gli scivoloni e i comportamenti irriverenti. Il ‘congiunto’ a cui si è riferito Conte è Piersanti Mattarella, presidente della Regione Sicilia barbaramente ucciso dalla mafia e spirato tra le braccia del fratello Sergio, il nostro presidente. Basta con il qualunquismo, per guidare un Paese occorrono serietà, dedizione e senso di responsabilità, ancor di più quando ci si cimenta con grandi temi come la legalità e la lotta alla criminalità organizzata e si hanno di fronte persone che hanno dato la vita per consegnare un mondo migliore alle giovani generazioni“.

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