Quando si ha 16 anni (come chi scrive) e si ascolta musica, è facile imbattersi in artisti che fanno rap o trap. Se ne trovano molti, bravi e meno bravi, conosciuti e meno conosciuti, amati o odiati. Tra i bravi e meno conosciuti vi è sicuramente Tommy Kuti, all’anagrafe Tolulope Olabode Kuti, rapper e produttore bresciano di 28 anni, di origini nigeriane. I suoi pezzi sono sempre stati caratterizzati da una pesante critica verso personaggi della scena politica e da una grande voglia di far capire a chi lo ascolta il disagio di chi si sente costantemente discriminato.

Il suo stile molto caratteristico oscilla tra il rap e la trap: incastri, punch-line e metrica perfetta, ma anche una grande orecchiabilità e uso di autotune nei ritornelli, in modo da attirare sia i “trappari” che i “puristi”. Nonostante non sia nato in Italia, in diversi pezzi e interviste Tommy afferma di sentirsi italiano al 100%, e parla del razzismo come il male peggiore della nostra società. Razzismo che, a suo dire, in Italia è molto diffuso.

Ma come inizia la storia di Tommy? Tutto parte dal rap quando scrive, canta e autoproduce un EP e due album tra il 2011 e il 2012: “Tutti vogliono”, “Manifesto” e “Wake Up”, in collaborazione con Nell Precious. I pezzi del giovane rapper di Brescia cominciano a fare i primi numeri, aumentano visualizzazioni e streams. Nel 2015, Tommy Kuti fonda l’etichetta “Mancamelanina”, insieme a Diss2Peace e Yank e pochi mesi dopo il trio esce con il “Mancamelanina Mixtape”.

Il primo grande nome a notarlo, a cui va quindi il merito di averlo scoperto, se così si può dire, è Fabri Fibra, uno che sui giovani talenti del rap ci ha sempre visto lungo e che nel 2015 lo fa partecipare al video della canzone “Il Rap Nel Mio Paese”, estratto dell’album “Squallor”. Passano pochi mesi e la coppia si riconferma: nel giugno del 2016 Tommy partecipa all’album “Tradimento 10 anni-Reloaded” dello stesso Fibra, nella canzone “Su le Mani 2016”.

Questo è il passo definitivo verso la scena: nell’ottobre dello stesso anno, il rapper annuncia di aver firmato un contratto discografico con l’etichetta Universal, stessa etichetta dell’ormai amico Fabri Fibra. Nel 2017 esce il pezzo “La Cura”, che entra a far parte del disco “Tommy Kuti freestyles” ma che diventa anche la traccia numero 26 dell’album “Sto Magazine Freestyles”, album sponsorizzato da “Sto Magazine” per promuovere nuovi talenti nel rap. E il 2017 è anche l’anno di “#Afroitaliano”, pezzo che vuole far intendere quanto lui rientri (e volentieri) nel perfetto stereotipo dell’italiano medio e quanto lui si senta italiano in tutto e per tutto.

Nel brano non vengono risparmiate frecciatine, per esempio verso la Lega, che viene definita “un covo di razzisti” . Questo pezzo “è Tommy”, il nostro “Afroitaliano” si racconta all’interno di due strofe e un brevissimo ritornello, seguiti da un interlude in cui Fabri Fibra domanda “Ma lei si sente più africano o si sente più italiano?” e la risposta è chiara: “Afroitaliano, perché sono stufo di sentirmi dire cosa sono o cosa non sono. Sono troppo africano per essere solo italiano e troppo italiano per essere solo africano. Afroitaliano, perché il mondo è cambiato”.

Il 9 marzo del 2018 esce il suo primo album con l’Universal: “Italiano Vero”, 8 brani e 1 skit, ricchi di critiche pesanti che si evincono specialmente nei singoli “Forza Italia”, “La Bella Italia” e “La Pelle”. Nel disco, ovviamente, non manca il featuring con Fabri Fibra, precisamente nel pezzo “Clichè”, preceduto dall’omonima skit “Clichè”; brano che esprime scetticismo e impazienza verso gli stereotipi, ritenuti banalità che formano la prima e sottile linea di razzismo.

Un impegno, quello di Tommy, che lo ha visto scontrarsi a distanza con Matteo Salvini, a causa di un pezzo nel quale Tommy rivendica lo ius soli. Emblematici i versi “Chiedi a Salvini che starebbe a fare se / tutta la sua famiglia facesse la fame e / se sapesse che lui partendo per quel viaggio / trova un posto nel disagio / e mette a posto il suo villaggio» e «Io voglio lo ius soli / perché lo Stato qui ci lascia sempre più soli”. O ancora: “E se parlo di razzismo dicon Tommy sei pesante, ma io lo vedo a Brescia tutti i giorni è una costante», perché «sulla metro le vecchiette fanno tutte un passo indietro / tengon strette le borsette quando è arrivato il negro”.

La risposta del candidato premier della Lega, puntuale: “Al rapper Tommy Kuti (che mi dedica anche una strofa) dico che chi nel 2017 discrimina in base al colore della pelle è un cretino, ma questo non c’entra nulla con la cittadinanza. Che NON si regala in modo automatico, come vorrebbero Renzi e il Pd, ma si desidera e si CONQUISTA.#NoIusSoli”. Il post di Salvini ha collezionato oltre 5.000 reazioni e circa 500 condivisioni su Facebook, dove si è aperto un ampio dibattito su chi avesse ragione e chi meno. La crescita artistica di Tommy  passa anche da qui, da una lettura dell’attualità. Sarà forse il 2018 l’anno in cui il grande pubblico conoscerà Tommy Kuti? Sarà il 2018 l’anno della sua definitiva esplosione?

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Giuseppe Anastasi, da autore a cantautore con Canzoni ravvicinate del vecchio tipo

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