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‘Il candido incandidato’. Ode a Sandro Bondi dimenticato

‘Il candido incandidato’. Ode a Sandro Bondi dimenticato
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Da sindaco marxista
ch’io fui di Fivizzano,
divenni liberista!
E a Silvio offrii l’inchino…

Del leader meneghino
io fui sommo poeta.
Divenni il suo zerbino:
Lodarlo? Unica meta!

Nel cantarlo incantato
nessuno arrivò a tanto!
Dissi che era “L’Inviato
dello Spirito Santo!”

Poi un giorno inviperito
dal miele che ho versato
estrassi tutto il fiele
che avevo digerito

Ai suoi servi e famigli
dissi ch’era “Ugolino…
che divorava i figli!
dalla sera al mattino…”

Così virai di botto:
divenni Verdiniano
Un modo liberista
di essere Renziano

Dissi con mano lesta
ch’ero “come Cicchitto”,
che “mai fummo di destra”
ma ora, son sconfitto…

Debbo posare l’arpa.
Le rime ho abbandonato
Come una vecchia scarpa
nessun mi ha candidato!

Oh Paese funesto!
Piango sulla tua sorte:
Come scordi sì lesto
Il tuo Poeta di Corte?

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