Sarà un Festival di Sanremo colorato, il 68esimo, in onda dal 6 al 10 febbraio 2018 su RaiUno. Ma anche un Festival 0.0. Oppure un Festival popolar-nazionale. Sono le tre sorprendenti definizioni utilizzate da Claudio Baglioni, il “sacrestano” o per meglio dire “dittatore” artistico della prossima rassegna musicale (lui la chiama così). “Il numero 68 mi fa pensare al Flower Power, a quell’anno dove il futuro sembrava bello e positivo. Mi piacerebbe poter portare al centro del Festival quell’immaginazione, quella fantasia e quella ricerca del bello”, ha specificato Baglioni nel corso della conferenza stampa tenutasi nel celebre Casinò ligure.

Il fulcro delle cinque serate – ha promesso – sarà la musica, italiana soprattutto: “C’è un telaio fissato, ovvero i 28 brani in gara che saranno raccontati e cantati. Tutto il resto deve uniformarsi. Ho pensato molto a cosa poteva essere fatto di diverso rispetto alle 67 edizioni precedenti, tutte fortunate e con un alto gradimento. Voglio dare un segnale di demarcazione, qualcosa di vicino al vero titolo del Festival della canzone italiana”.

Il direttore artistico del Festival, insomma, ha deciso di sporcarsi le mani e si è preso delle responsabilità importanti. Per esempio, ha eliminato l’eliminazione (perdonerete il gioco di parole): “Dev’essere una festa. La parola eliminazione fa paura a noi artisti, ho preferito toglierla”. Ha esteso la durata delle canzoni a quattro minuti: “E’ come se un pittore potesse avere una parete più grande da affrescare e dare maggiore sfogo alla sua creatività”. E poi ha messo il veto su certi ospiti internazionali: “La regola è che vengano a cantare qualcosa di matrice italiana, non vogliamo che sia una passerella per la musica di altri Paesi”. Insomma, no alle markette. Una vera rivoluzione.

“Non ci saranno gli ingredienti tipici di una super trasmissione televisiva – ha continuato il cantautore romano -. Ho preferito riportare al centro i linguaggi della musica e della canzone popolare. L’autorevolezza del Festival non può subire certi marcamenti di altri settori. Di alcuni attori hollywoodiani, per esempio, si può fare a meno: spesso sono venuti qui per le loro vacanze romane e non hanno dato apporti particolari allo spettacolo. Il Festival non deve ospitare di tutto, ma tutto quello che si fa deve avere un’intonazione e un certo livello. Gli ospiti comici, invece, sono assolutamente contemplati e alcuni non saranno annunciati”. Sì alla satira, ma no alla politica per la par-condicio.

Baglioni in questa impervia avventura non sarà solo. Al suo fianco, come già ampiamente previsto, la “gasatissima” Michelle Hunziker (“Ho scoperto di fare il Festival dai giornali. Non vedo l’ora”) e l’attore Pierfrancesco Favino, terrorizzato ma già rivelazione di simpatia durante la conferenza stampa: “Mi definiscono il Banderas italiano ma non parlo con le galline, anche se non si sa mai. Vengo al Festival affinché le persone imparino il mio nome (l’assessore di Sanremo l’aveva chiamato Pierfrancesco Casino, ndr)”. Non è esclusa una quarta presenza. “Abbiamo cominciato a lavorarci dai primi di ottobre, ho avuto sei mesi di meno rispetto agli altri. Da qui a un mese ci potrebbero essere delle novità, non lo escludo”, ha specificato Baglioni. Obiettivo: 40% di share. Raccolta pubblicitaria: 25 milioni di euro già raccolti a fronte di 16,4 milioni di costi totali. E se dovesse andare male? “Non so come finirà la mia avventura, in caso valorizzerò la mia laurea in architettura e mi renderò disponibile per fare i vostri lavori di casa”.

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