Siete uno dei centinaia di archeologi costretti dalla precarietà cronicizzata a riciclarvi nel mondo del lavoro, oppure ad essere occupati a singhiozzo? Ingrossate la schiera di architetti e ingegneri che lavorano part-time? Disperatevi! Avete sbagliato tutto! E pensare che sarebbe bastato che qualche deputato di un qualsiasi partito politico avesse deciso di sistemarvi! Come? Con una misura ad hoc. Insomma pensata proprio per voi! Per sistemarvi.

Accade, ora a Pompei, il parco archeologico delle meraviglie. Il luogo della cultura statale più visitato del 2016 ed anche del 2015, dopo il Colosseo e il Foro Romano. Lo scenario del Progetto Grande Pompei, una collaborazione nata tra diversi ministeri nel 2012, con lo scopo di assicurare tutela e valorizzazione al sito archeologico. Progetto che si è avvalso di una cabina di regia multidisciplinare, presieduta dal Soprintendente Massimo Osanna. Architetti, archeologi e ingegneri della Segreteria tecnica di progettazione che hanno lavorato, a contratto. Almeno finora perché a febbraio il loro rapporto con il Mibact terminerà. Anzi, sarebbe dovuto terminare. Già perché salvo sorprese, ci penserà un emendamento alla Legge di Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2018, a risolvere il loro problema. Mai come in questa circostanza addentrarsi nella lettura chiarisce ogni dubbio.

“Per le medesime finalità di cui al comma 185, entro il 31 marzo 2018, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo avvia apposita selezione per titoli e colloquio finalizzata all’inquadramento… nella III area del personale non dirigenziale, posizione economica F1, profili di funzionario archeologo, architetto e ingegnere… Alla selezione… possono partecipare le unità di personale che siano state reclutate a sèguito di procedura selettiva pubblica e che, entro la suddetta data del 31 marzo 2018, abbiano prestato servizio per almeno trentasei mesi presso la Segreteria tecnica di progettazione”.

Emendamento a firma dei deputati Malpezzi, Coscia, Piccoli Nardelli, Ghizzoni, Ascani, Rocchi, Carocci, Blažina, Bonaccorsi, Iori, Coccia, Crimì, Dallai, D’Ottavio, Malisani, Manzi, Narduolo, Pes, Rampi, Sgambato, Ventricelli, Capone, Culotta, Ribaudo. Insomma emendamento interamente sostenuto dal Pd, dopo il ripensamento di alcuni deputati di Mpa. Ripensamento dovuto probabilmente alle vivaci proteste di tanti archeologi in rete.

“Ci vogliono più assunzioni, certo, ma queste non possono essere basate su conoscenze personali, clientelismi o, peggio, disponibilità a favori e lavoro sottopagato. Non provateci”, ha scritto sulla sua pagina Facebook “Mi riconosci? Sono un professionista dei beni culturali”, il gruppo di professionisti del mondo dei beni culturali che dal 2015 hanno deciso di unire le forze. Ecco il punto! Nessuna invidia. Nessun desiderio di coltivare precarietà, ma altro. La giurisprudenza contraddetta.

La norma che intende far entrare nei ruoli organici del Mibact il personale della Segreteria Tecnica tramite una specie di concorso interno, riservato ad una specifica categoria di soggetti, non tiene conto di almeno due elementi. Innanzitutto è in palese contrarietà alle sentenze della Corte Costituzionale che hanno negato legittimità alle disposizioni che prevedono il concorso interno, per la evidente violazione dei principi di uguaglianza e di buon andamento della Pubblica amministrazione, oltre che dell’art. 97 comma 3 della Costituzione, che impone il pubblico concorso. Ma c’è anche una ragione più importante che si oppone alla liceità dell’emendamento.

Con il personale della Segreteria tecnica intercorre, per esplicito riconoscimento legislativo, un contratto di lavoro autonomo. Ciò significa che la natura del rapporto non è in alcun modo riconducibile a quello di lavoro subordinato, che potrebbe, in astratto e salvo i divieti della Corte costituzionale, determinare una quota riservata, non certo un concorso interno, in una pubblica selezione.

Ce ne sarebbe abbastanza per alzare la mano e ritirare l’emendamento. Non considerando gli aspetti per così dire etici della questione. Il rispetto per le migliaia di professionisti che non hanno avuto “la fortuna” di entrare nella Segreteria Tecnica del Grande Progetto. Sperare che sia questo a fermare la pattuglia del Pd che ha presentato l’emendamento sembra un atto di eccessivo ottimismo. Capire che sarebbe una scelta autolesionistica in previsione delle prossime elezioni politiche una opzione meno remota. In ogni caso, comunque vada, un’occasione persa di mostrarsi realmente il partito dei lavoratori. Di tutti i lavoratori.

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