“La legge elettorale, se sarà approvata, consentirà un rapporto
come quello che hanno i sindaci con la gente” (Matteo Renzi)

Il riferimento è all’inserimento della quota di maggioritario, sistema con il quale si comporrà poco più di un terzo del Parlamento e si sostiene sui collegi uninominali, come funzionava col Mattarellum: il primo che vince (anche di un voto) prende il seggio, first past the post dicono gli anglosassoni.

Ma i seggi della parte maggioritaria del Rosatellum sono così pochi (232 alla Camera, 116 al Senato) che gli eletti dei collegi rappresenteranno territori molto ampi per rispettare sul serio il criterio del legame con l’area che lo ha votato. Secondo Paolo Balduzzi de lavoce.info “al di là degli aggiustamenti per la popolazione e al netto delle approssimazioni, significa che un senatore e due deputati rappresenteranno un’area vasta come una provincia“. E sarà complicato che le candidature nascano “dal basso”, cioè espressione di quei territori. “In pochi – aggiunge Balduzzi – saranno in grado di finanziarsi una campagna elettorale in collegi così ampi, perlomeno senza l’aiuto finanziario del partito, che quindi avrà potere massimo nella scelta dei candidati”.

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Rosatellum: tra ribaltoni, ingovernabilità e casta. Ecco la legge elettorale patchwork: a ogni partito un pezzo

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