“L’unica scheda incentiva la conoscibilità dei candidati” (Emanuele Fiano)
Seconda illusione ottica. In realtà sulla scheda ci saranno, è vero, tutti i nomi dei candidati. Ma l’unica scheda ha semmai l’effetto di ridurre ulteriormente la libertà dell’elettore. Il problema, a dire il vero, non è il numero di schede. Manca piuttosto quello che si chiama “voto disgiunto“: la possibilità di votare un candidato che si preferisce senza legare questa preferenza anche al partito, o viceversa. Succede per le Comunali, per esempio, dove la scheda è unica: si vota un candidato-sindaco e si può scegliere un partito che sostiene un altro candidato. Succedeva con il Mattarellum, che prevedeva due schede: in una si votava il candidato del collegio, nell’altra il partito per la parte proporzionale.

Nel Rosatellum, invece, la reazione a catena è addirittura triplicata: è sufficiente un voto sul partito e questo si riverbera sul candidato al collegio e sui candidati nel listino del proporzionale; è sufficiente un voto solo sul candidato del collegio e questo si spalma in proporzione a tutti i partiti che lo sostengono (anche se l’elettore non vuole votare quei partiti, è l’implicito) e di conseguenza contribuisce anche ad eleggere i candidati nel listino proporzionale (anche in questo caso senza che l’elettore lo voglia).

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Rosatellum: tra ribaltoni, ingovernabilità e casta. Ecco la legge elettorale patchwork: a ogni partito un pezzo

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