Il documento dei 62 accusatori di Papa Bergoglio in quanto eresiarca, tra cui spicca la firma di quell’anima pia dell’Ettore Gotti Tedeschi (già collaboratore di Callisto Tanzi e del finanziere Opus Dei Gianmario Roveraro, ammazzato per sospette collusioni malavitose, poi banchiere di fiducia del cardinale con superattico Tarcisio Bertone e infine dimesso dai vertici della banca vaticana Ior causa il coinvolgimento nelle indagini antiriciclaggio della Procura romana) mi ha ricordato analoghe buffonate ai tempi della mia prima giovinezza. Gli anni 60, quando i cattolici sedicenti tradizionalisti, a fronte delle prudentissime aperture di Papa Montini (ovvero Paolo VI. Si disse perché la famiglia Montini possedeva un sesto della Banca San Paolo di Brescia…), sentenziavano corrucciati e perentori che “il soglio è vacante”. Difatti il modello papale che soddisfa tale cosiddetto tradizionalismo è quello – copy Wojtyla – datato anno mille. Il tipo del successore di Pietro armato di spada fiammeggiante contro i comportamenti sessuali “disordinati” (copy Ratzinger) quanto pronto a simpatizzare con generali cileni felloni e consulenti in evasione fiscale; con l’intermediazione del cardinale Marcinkus da Cicero, periferia di Chicago.

Per un inveterato anticlericale, un cultore dell’ateismo come forma superiore di critica quale il sottoscritto, nel conflitto in corso tra le anime del Cattolicesimo mondiale la parte con cui simpatizzare dovrebbe essere proprio quella dei conclamati tradizionalisti, considerato che la loro ottusità lavora alla grande per accelerare il processo di scristianizzazione; destinato a segnare la fine del potere sui corpi attraverso il controllo delle anime da parte della bimillenaria istituzione chiamata Chiesa Cattolica Apostolica Romana.

Purtroppo mi riesce difficile – da un lato – dimenticare che Papa Francesco rimane l’unica voce di leader mondiale che osa denunciare le malefatte della finanziarizzazione del mondo e di quanto – con felice trovata comunicativa – ha definito “la globalizzazione dell’indifferenza; dall’altro spiacerebbe tifare per la totale soppressione dell’intelligenza politica in corso ai vertici (specie italiani, ma non solo) di un clero che in passato ne era indiscutibile e raffinato cultore. Seppure in una logica eminentemente reazionaria.

In effetti, se gli oppositori di Bergoglio fossero meno fossilizzati nel retroverso, capirebbero che il pontefice venuto dall’altra parte del mondo diventa l’unica ancora di salvezza per il loro habitat. Di per sé condannato alla desertificazione.

Difatti il Papa argentino è un gesuita e, come tutti i soldati di Cristo, milita ai confini dei territori del magistero, pronto a compiere incursioni in partibus infidelium. Sempre con l’obiettivo di salvare il salvabile. Dunque, consapevole che la secolarizzazione dell’Occidente avanzato è inarrestabile, mentre vi sono ancora ridotte importanti per la fede cristiana in Latino America e un mercato competitivo con l’Islam nel continente africano. Sicché il posizionamento dottrinario deve smettere di radicarsi nei sempre più patetici e anacronistici tentativi di conculcare stili di vita post-patriarcali; per posizionarsi nell’immenso tema del Terzo Millennio, rappresentato dall’ineguaglianza e dalle povertà.

Da qui il richiamo al poverello d’Assisi già dal nome assunto.

In questo senso il nuovo Francesco più che un rivoluzionario è un restauratore. E i suoi oppositori ottusangoli risultano soltanto dei pericolosi nostalgici che perseguono rotte catastrofiche da Titanic; soltanto per i miserevoli privilegi di un potere largamente declinante. Apoteosi dell’insipienza, come i Bruto e Cassio che uccidevano in Cesare chi cercava di salvare il potere romano aggiornandolo.

D’altro canto, se guardiamo le assise dei nostri cardinali, grassi da sembrare un quadro di Botero o diafani/inanellati come nei dipinti di El Greco, ci rendiamo conto che il ragionamento papale è troppo complicato per mentalità da Antico Regime. Privilegiati non diversi da quei nobili descritti da Tocqueville: “Non hanno imparato niente, non hanno dimenticato niente”.

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