Il Comune di Roma intendeva intitolare un parco a Yasser Arafat, presidente Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) e Premio Nobel per la Pace, e un largo a Elio Toaff (rabbino capo di Roma): con la stessa delibera, poi “congelata”, con una sorta di crioterapia della toponomastica.
“La strana coppia” è anche il titolo di una commedia dell’autore ebreo Neil Simon, il quale, per quanto talentuoso, non avrebbe mai e poi mai immaginato che potessero essere accomunati in una partita doppia un ex partigiano e il nipote del muftì di Gerusalemme che fondò le Ss arabe e fu amico di Adolf Hitler. Arafat aveva frequentato il quartiere ebraico del Cairo, impegnandosi in letture su ebraismo e sionismo, con il fine dichiarato di conoscere il nemico, per combatterlo. In questo non è stato affatto originale: qualcuno lo aveva preceduto.
L’intenzione di dedicare dei luoghi pubblici in una stessa delibera, al presidente dell’Olp e al Rabbino capo di Roma dice poco sui destinatari dell’iniziativa, ma, per converso, la conta lunga sui proponenti, sulla loro cultura e mentalità. Se potessimo leggere il loro pensiero, potremmo ipotizzare questo percorso: “Siamo di larghe vedute e omaggiamo due personalità, divise nelle idee ma accomunate nella grandezza”.
Nell’immaginario dei governanti capitolini, il grande Rabbino capo e il presidente dell’Olp hanno avuto qualcosa in comune nel nostro Paese: la visibilità. Ossia, il carattere di icone, di modelli da seguire, come se si potesse imbracciare, a prescindere, la Torah oppure un kalashnikov. E tutto ciò a prescindere dallo studio dell’uno e dell’altro personaggio che, invece, sarebbe stato fondamentale per evitare di procedere per slogan e per sentito dire.
Quanto allo scenario italiano, i dati fondamentali vengono puntualmente rimossi, come tutto ciò che, in qualche modo, intralci la narrazione con la quale si possa acquietare la coscienza, affinché il pregiudizio scorra indisturbato. Siffatta rimozione concerne proprio il nostro Paese, dove pure si sono succeduti gli attentati contro civili inermi, per mano del destinatario dell’iniziativa, cui si intenderebbe intitolare il parco.
Non di strade, parchi e larghi necessita la memoria dei grandi personaggi, ma di studio e approfondimento, perché l’Italia non potrà affrontare le sfide future e fare i conti con la storia se continuerà ad inseguire la sola visibilità, accontentandosi di un galleggiamento a pelo d’acqua, pigramente tracciato sul bagnasciuga.
Se, come scriveva Cesare Pavese, “Lavorare stanca”, studiare logora, però alla fine qualche cosa s’impara. Per esempio, a non illudersi che basti inseguire le celebrità. Se non altro perché la pigrizia, presto o tardi, ti presenta il conto.