Da una parte c’è la versione non ufficiale dell’intelligence che parla di una “restituzione” all’Arma perché è “venuto meno il rapporto di fiducia“. Dall’altra ci sono le dichiarazioni degli interessati che definiscono come “autonoma decisione” quella di lasciare i servizi e tornare nei ranghi dei carabinieri. Di sicuro c’è solo che il capitano Ultimo – alias Sergio De Caprio  – e altri venti elementi a lui vicini sono tornati a disposizione dell’Arma e non fanno più parte dell’Aise, l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna, l’organo che ha preso il posto del Sismi dal 2007.

Una decisione molto dura, di cui scrive oggi il quotidiano Il Tempo, e che sarebbe stata presa perché i responsabili dell’intelligence hanno ritenuto essere “venuto meno il rapporto di fiducia con queste persone”.  L’iniziativa, secondo quanto si apprende da ambienti degli 007, è stata adottata “allo stato degli elementi attualmente in possesso dei servizi”, i quali sottolineano la loro “totale estraneità” alle attività dei carabinieri “restituiti”. L’allontanamento di Ultimo e dei suoi è da collegare alla vicenda Consip e al fatto che alcuni ex appartenenti del Nucleo operativo ecologico dei carabinieri, nel frattempo transitati ai servizi segreti, avrebbero continuato a collaborare alle indagini fatte da alcuni loro colleghi. “Il tutto a totale insaputa dei vertici dei servizi”, fanno sapere appartenenti all’intelligence.

Una ricostruzione contestata dallo stesso Ultimo. “A seguito di reiterate e diffuse insinuazioni e manipolazioni della realtà apparse su diversi organi di stampa, abbiamo consapevolmente deciso di rientrare nell’Arma al fine di evitare strumentalizzazioni sul nostro operato, sempre corretto, da parte di chiunque, per tutelare l’integrità dell’Aise nella sua interezza e per l’amore che ci lega all’Arma dei Carabinieri“, dice il capitano che poi annuncia azioni legali. “Da questo momento – aggiunge – diamo mandato ai nostri legali di affrontare le strumentalizzazioni e le insinuazioni che vengono diffuse, nelle sedi più opportune”. Il riferimento, anche in questo caso, non può che essere legato all’inchiesta sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione, e alle accuse contestate dalla procura di Roma al capitano del Noe, Giampaolo Scafarto. Il carabiniere è accusato di falso per un clamoroso errore contenuto nell’informativa depositata il 9 gennaio del 2017: la frase intercettata, “Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato”, era stata stata attribuita ad Alfredo Romeo, l’imprenditore napoletano ora in carcere per corruzione. In realtà a pronunciarla era stato l’ex parlamentare Italo Bocchino (indagato in un filone dell’inchiesta Consip per traffico di influenze), come correttamente riportato nei brogliacci.

Dopo l’interrogatorio del 10 maggio scorso, quindi, al carabiniere erano state sequestrate alcune chat estrapolate dal suo cellulare. È a quel punto che a Scafarto è finito indagato anche la rivelazione di segreto d’ufficio: i pm, infatti, gli contestano contatti con un ex superiore al Noe, passato ai Servizi segreti, al quale sono stati inviati per mail alcuni elementi dell’informativa depositata il 9 gennaio 2017. La stessa che contiene l’errore nell’intercettazione in cui si fa il nome di Renzi.

Il Noe dei carabinieri era stato il primo a indagare sulla Consip su delega della procura di Napoli, che aveva aperto l’inchiesta su Romeo. Dopo il passaggio dell’inchiesta a Roma per competenza – nel frattempo erano finiti indagati per rivelazione di segreto anche il ministro Luca Lotti, il comandante generale dell’arma dei carabinieri Tullio Del Sette e il Comandante della Legione Toscana, Emanuele Saltalamacchia – però i militari del Nucleo operativo ecologico erano stati estromessi dall’indagine. Il motivo? “Gli accertamenti fin qui espletati – si leggeva nella nota diffusa da piazzale Clodio il 4 marzo 2017  – hanno evidenziato che le indagini sono state oggetto di ripetute rivelazione di notizie coperte da segreto sia prima che dopo la trasmissione degli atti a questo Ufficio, sia verso gli indagati o comunque verso persone coinvolte a vario titolo, sia nei confronti degli organi di informazione”.

In quel periodo, Ultimo aveva già lasciato il Noe per entrare nell’Aise. Dopo una lunga carriera nel Ros, infatti, il capitano De Caprio aveva ottenuto la promozione a colonnello e la nomina a vicecomandante del Noe. Al vertice del nucleo ecologico aveva coordinato numerosissime indagine: da quella sugli investimenti della Lega Nord in Tanzania a Finmeccanica, dall’arresto di Luigi Bisignani a quella sulla P4 fino all’indagine sulla Cpl Concordia. Inchieste in cui comparivano l’intercettazioni tra Renzi il generale della Guardia di Finanza, Michele Adinolfi, nella quale l’allora leader del Pd svelava l’intenzione di spodestare Enrico Letta da Palazzo Chigi. Nell’agosto del 2015, però, una lettera firmata dal generale Tullio Del Sette (indagato in Consip) aveva sospeso Ultimo dalle funzioni di polizia giudiziaria: in pratica non poteva più fare indagini. Un anno e mezzo dopo, quindi, ecco il nuovo addio con De Caprio che nel dicembre del 2016 accetta l’offerta di Alberto Manenti, direttore dell’Aise: diventa quindi il nuovo capo del Reparto Sicurezza, cioè l’ufficio “affari interni” del servizio segreto. La nuova avventura dura sette mesi: adesso Ultimo e i suoi lasciano anche i servizi.

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