Dopo 24 anni di caccia, cambiano le regole. La procura di Palermo ha infatti varato un nuovo corso nelle indagini su Matteo Messina Denaro. Quasi un quarto di secolo di ricerca non è bastato per raggiungere l’obiettivo numero uno: catturare l’ultimo grande latitante di Cosa nostra. E adesso con l’arrivo del un nuovo coordinatore, il procuratore aggiunto Paolo Guido, l’inchiesta cambia passo: Polizia e Carabinieri dovranno collaborare, scambiandosi notizie. Sembra ovvio, ma fino ad oggi non era così.
“Abbiamo la necessità urgente di assicurare alla giustizia il latitante Matteo Messina Denaro”, ha ribadito il neo procuratore aggiunto di Palermo, che ha preso il posto di Teresa Principato come nuovo coordinatore della caccia a Messina Denaro.

“Da oggi inizia un nuovo rapporto di collaborazione, ai massimi vertici della polizia giudiziaria. Abbiamo la necessità di lavorare su un territorio fondamentale nella lotta alla mafia. Da ora, ogni risultato investigativo verrà condiviso”, dice il magistrato alla sua prima uscita ufficiale per l’arresto di due persone accusate di essere coinvolte nell’omicidio di Salvatore Lombardo, ucciso nel maggio 2009 a Partanna, in provincia di Trapani. Polizia e carabinieri, dunque, verranno coordinati dalla direzione distrettuale antimafia di Palermo, che avrà, come dice il procuratore aggiunto, il ruolo di “cabina di regia”. Servirà insomma ad evitare che polizia e carabinieri si pestino i piedi.

In passato era successo quando gli investigatori stavano seguendo i movimenti di Leo Sutera, un boss di Sambuca di Sicilia, in provincia di Agrigento. Sutera avrebbe avuto contatti con Messina Denaro ma altri inquirenti decisero di arrestarlo, facendo saltare la pista seguita dai colleghi. All’epoca, però, le indagini sulla provincia di Trapani e Agrigento avevano due coordinatori diversi: oltre a Principato, l’aggiunto Vittorio Teresi. Nella nuova riorganizzazione della procura, il capo degli inquirenti palermitani, Francesco Lo Voi, ha affidato le due province allo stesso Guido: un modo per evitare nuovi corto circuiti.

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