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Salvatore Aranzulla, e se la popolarità web stesse sfuggendo di mano allo “Steve Jobs” catanese?

Dal "Salvatore Aranzulla day" alla ricerca di un ghostwriter, il fenomeno web sembrerebbe aver preso una via verso la "celebrazione dell'uomo e del mito". Sic transit gloria mundi. Figuriamoci sul web

La polemica di Davide Turrini

Non capisci un tubo delle istruzioni della nuova stampante? Il tuo pc vomita verde e lancia stringhe in aramaico? Vuoi contare i caratteri dell’articolo che stai scrivendo e non hai idea di quanti siano (questa è vera ndr)? Per ogni tipo di risposta che riguarda temi di informatica, nuove tecnologie, smartphone e cuffiette, Salvatore Aranzulla c’è. Un uomo solo al comando che sa cosa consigliare addirittura quando eMule s’intoppa e non trovi più nemmeno un episodio di Hazzard da scaricare. Cosa volere di più? Ovviamente, ci pensa Aranzulla anche a questo.

Il 27enne catanese, che a 12 anni obbligò mamma e papà a prendergli un pc al posto di un condizionatore d’aria, che sempre da dodicenne metteva online già un suo sito web e inviava un’aggiornata newsletter, sta bruciando le tappe professionali come nemmeno a Palo Alto. Se nel 2015 dal suo monolocale milanese di 20 metri quadrati dichiarava un fatturato da un milione di euro e registrava 20 milioni di pagine viste al mese, oggi Aranzulla ha deciso di compiere un nuovo passo verso la gloria. Basta passare dalle sue pagine social e scoprire una versione del look aranzullesco davvero raffinata ed evocativa: Salvatore in posa come Steve Jobs. Diciamolo: oggettivamente l’esplosività e l’intraprendenza di questo self made man c’è tutta, ma la foto con quella manina in appoggio sotto al mento, come del resto il dolcevita scuro, staziona dalle parti dell’iconoclastia. Come se non bastasse sempre dalla sua pagina Facebook scopriamo che il 10 novembre 2017 ci sarà il Salvatore Aranzulla Day. La tagline dilatatrice di un discreto ego recita: “È arrivato il giorno, quello in cui Salvatore Aranzulla risponderà alla domanda più difficile: come si diventa Salvatore Aranzulla”.

Insomma, non sembra essere più dalle parti del servizio fornito con una paginata web straordinariamente essenziale, della mano francescana dell’amico “che ne sa di computer”, bensì dalle parti della celebrazione dell’uomo e del mito. Dovendoci convivere con questa abnorme identità sociale e pubblica, Aranzulla ha quindi deciso pure di scindersi in almeno due entità, identiche ma separate, lanciando quella figura professionale che ricorda ministri, parlamentari, e presidenti del consiglio in apnea da presenza social: quella del ghostwriter. L’annuncio di lavoro dove si cerca un “redattore freelance per aranzulla.it” che pubblica senza firma e “agisce in qualità di ghost writer di Salvatore Aranzulla” (ghostwriter andrebbe attaccato ma fa niente, davvero), è online da un po’ di tempo, ed è assemblato nel tipico Aranzulla style, un po’ come alcuni buontemponi del web (nonciclopedia su tutti) hanno scritto ironicamente: ripetitivo nei concetti chiave, lunghetto nel computo complessivo dei caratteri, pedante e bizantino nelle precisazioni (basta vedere il paragrafo sulle retribuzioni che occupa quasi più spazio del tipo di ruolo da ricoprire).

Noi però siamo sicuri che tutto questo darsi da fare, questo mostrarsi in prospettiva diacronica con la storia dell’informatica, questo affermare un Salvatore Steve Aranzulla, abbia a che fare con quella volta in cui Wikipedia lo cancellò dalle proprie pagine perché non “rispondeva ai criteri di enciclopedicità necessari”. Sic transit gloria mundi. Figuriamoci sul web.

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