Impossibile accettare la richiesta dell’Italia di ricoverare il piccolo Charlie Gard all’ospedale Bambino Gesù. Il ministro britannico Boris Johnson ha confermato, al telefono con Angelino Alfano, che per motivi legali la Gran Bretagna non può procedere al trasferimento. La Farnesina ha fatto sapere in una nota che è stato proprio il responsabile del dicastero degli Esteri italiani, nel corso di una telefonata con il collega britannico sulla Brexit, a sollevare il caso e ribadire l’offerta dell’Ospedale italiano Bambino Gesù. Johnson avrebbe espresso gratitudine ed apprezzamento per l’offerta italiana, ma avrebbe ribadito che non è possibile accettare la richiesta.

Charlie è affetto dalla sindrome da deplezione del Dna mitocondriale, una malattia incurabile: non può vedere, sentire ed emettere rumori e nemmeno muoversi autonomamente senza rimanere attaccato ai macchinari. Nei giorni scorsi l’ospedale pediatrico italiano, in seguito alle parole di Papa Francesco, aveva annunciato di essere disponibile ad accogliere il bambino. La presidente del Bambin Gesù Mariella Enoc ha confermato di aver avuto un contatto con la madre del piccolo per un eventuale trasferimento. Ma l’ospedale londinese che ha in cura Charlie Gard ha fatto sapere che ci sono “impedimenti legali” e che non si può procedere allo spostamento.

La presidente del Bambin Gesù ha spiegato come il  Great Ormond Street Hospital possa permettere il trasferimento del  bambino solo se l’ospedale vaticano “applicherà il protocollo”, ovvero le indicazioni date dalla Suprema Corte. Tradotto vuol dire sospendere la terapia e spegnere i macchinari che mantengono in vita il bambino, come da sentenza.  “È ovvio che a questo abbiamo risposto di no – spiega Enoc – che noi non intendiamo farlo. Contemporaneamente un nostro scienziato è stato contattato da medici di varie parti del mondo, perché c’è un protocollo internazionale, sperimentale, che si potrebbe applicare al bambino, dove si vuole: a Londra, a Roma, a New York. Non ha un problema di luogo, quindi stanno stendendo questo protocollo, la mamma è costantemente in contatto con noi”.

I ricercatori, dunque sono a lavoro per proporre una via alternativa per la cura sperimentale. Tuttavia non c’è nessuna falsa aspettativa: “Ho detto fin dall’inizio che questa è una malattia gravissima e incurabile. Se però qualcuno e i genitori acconsentono a voler provare una cura sperimentale..noi ci siamo, ma è una decisione dei genitori. La mamma è assolutamente consapevole che il bambino può morire, ma lei crede che se deve morire, debba farlo dopo aver tentato questa cura”.

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