Prendi un quartiere popolare di Milano, mettici quattro palchi affidati a quattro crew che si scontrano tutte contro tutte, fai presentare il tutto a Marracash, che a Barona c’è nato e cresciuto. Il risultato è la seconda edizione di Red Bull Culture Clash (il 10 giugno alle 20 in piazza Donne Partigiane a Milano), uno scontro all’americana tra crew, sulle note di tanti generi musicali che in qualche modo hanno a che fare con l’hip hop: rap, reggae, grime, trap, dubstep, house, dancehall, R&B. Chi ha di recente visto la serie Netflix The Get Down, diretta dal visionario Baz Luhrmann, sicuramente sa di cosa stiamo parlando.

Le quattro crew avranno ognuna un capitano e un MC, il master of ceremonies che di fatto rappa sui virtuosismi musicali degli altri componenti. E nel team Daytona, capitanato da The Night Skinny e composto da Crookers, Giad, Noyz Narcos e Rkomi, l’MC è Clementino, direttamente dalla scena hip hop napoletana. Da Sanremo alla conduzione del Concertone del Primo Maggio, passando per collaborazioni anche cinematografiche, il rapper campano sta vivendo un momento d’oro della sua carriera.

Raccontaci qualcosa di questo Red Bull Culture Clash…
Saremo quattro sound in un clash.  Ci prendiamo un po’ in giro. E per me è come ritornare indietro nel tempo, visto che io ho cominciato proprio con le gare di freestyle. Vengo dall’improvvisazione e dallo sfottò, ma ci conosciamo bene o male tutti, quindi sarà un occasione per divertirci, offrendo uno spettacolo molto carino, con tanti ospiti che non posso svelare…

E tra pochi giorni comincia il tuo tour in Italia…
Sono riuscito a mettere insieme un European Tour che è andato molto bene, in Inghilterra, Svizzera e Germania. Le date di Stoccarda e Londra sono state incredibili. Adesso parte il Vulcano Summer Tour, dal 17 di giugno fino a settembre. Sarò come sempre con dj TY1 e ci sarà una scenografia totalmente in digitale. Abbiamo riprodotto un vulcano sul quale verranno trasmesse le immagini.

Recentemente ti sei tolto persino lo sfizio di condurre il Concertone del Primo Maggio. Ti ritroveremo a condurre in futuro?
Mi piacerebbe tanto. Io vengo dai villaggi turistici, dove ho fatto oltre dieci anni di animazione. Mi sono sempre trovato sul palco ad intrattenere, non solo a rappare. Quindi sì, mi piacerebbe rifare quell’esperienza in futuro, ma non abbandonerò mai il rap, almeno fino a quanto reggeranno voce e fiato. Anche perché il rapper più vecchio in attività credo abbia settant’anni…

Non sei mai stato un rapper tradizionale e ti sei tenuto lontano dall’immagine cattiva e machista…
Sono tra i rapper più ironici in Italia. Il fatto è che essere cattivo non fa parte di me: sono solare e voglio portare a tutti la solarità del mio sud. Il mio genere musicale è il Black Pulcinella, l’unione della musica black e dell’ironia napoletana.

Altra scelta non propriamente da rapper duro e puro: hai partecipato due volte al Festival di Sanremo…
Quella è sempre una bella esperienza, si conoscono tante persone e sono contento di aver partecipato anche quest’anno. E anche quando non va benissimo è sempre pubblicità per l’album.

Sei a Milano, la capitale italiana del rap. Com’è lo stato di salute della scena napoletana?
La scena rap a Napoli è una bomba, lavorano in tanti, ragazzi giovani e più anziani. E dobbiamo continuiamo a spingere il rapper del sud che è anche uno strumento di riscatto sociale e culturale.

 

Articolo Precedente

#TuttaNataStoria, il Sud che (r)esiste: quello di Pino Daniele

next
Articolo Successivo

Guns N’ Roses, ritorno in Italia dopo 24 anni. Novantamila all’autodromo di Imola per la reunion di Axl e Slash

next